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Contrariamente a quanto sostenuto da alcune testate giornalistiche, le nuove Linee guida per la riapertura delle attività economiche, aggiornate lo scorso 14 luglio dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, e allegate al DPCM di pari data, non prevedono per gli esercizi di ristorazione l’obbligo di rilevare la temperatura corporea dei clienti.
Fipe e ANBC (Associazione Nazionale Banqueting e Catering) hanno sottoscritto con le OO.SS. dei lavoratori un Avviso comune chiedendo lo “stato di crisi” per il settore.
L’Avviso comune sottoscritto vuole essere un forte segnale politico nei confronti delle Istituzioni. Le Parti ritengono di comune interesse e non più rinviabile un intervento normativo che riconosca lo “stato di crisi” del settore ed in conseguenza di ciò, al fine di consentire il mantenimento degli attuali livelli occupazionali, garantisca un sistema organico di interventi specifici.
Come noto, l’emergenza epidemiologica da Covid 19 ha condotto le Istituzioni governative a prevedere diverse misure di contenimento del contagio, tra cui la chiusura della frontiere. Tuttavia, i dati incoraggianti delle ultime settimane hanno portato all’emanazione di una serie di disposizioni volte a disporre/programmare una progressiva riapertura delle stesse.
A integrazione di quanto già disposto con Provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate n. 250739/2020 (cfr. News FIPE), con Provvedimento n. 259854/2020, sono stati definiti i criteri e le modalità di applicazione e fruizione del credito d’imposta per l’adeguamento degli ambienti di lavoro, di cui all’art. 120 del D.L. “Rilancio” e del credito d’imposta per la sanificazione e l’acquisto dei dispositivi di protezione, di cui all’art. 125 del medesimo Decreto Legge, in fase di conversione al Senato.
E’ noto che in questi mesi la Federazione si è fortemente battuta per sensibilizzare le Istituzioni sull’importanza di ridurre i costi dei canoni di locazione, intervento che si ritiene indispensabile considerato che le attività di ristorazione hanno subito una riduzione di incassi di circa il 56% a fronte di costi che, invece, sono rimasti invariati ai valori “ante” Covid 19.