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“I gestori dei bar e dei ristoranti non sono pubblici ufficiali e come tali non possono assumersi responsabilità che spettano ad altri. È impensabile che, con l’attività frenetica che caratterizza questi locali, titolari e dipendenti possano mettersi a chiedere alle persone di esibire il loro green pass e ancor meno a fare i controlli incrociati con i rispettivi documenti di identità. Così facendo c’è il rischio di rendere inefficace la norma.
“Con l’Italia in zona bianca, il Green pass rappresenta uno strumento straordinario ed efficace sia per riaprire quelle attività al momento ancora chiuse, come le discoteche, sia per consentire l’accesso di un numero più ampio di persone in occasione di eventi culturali o spettacoli. Se invece i livelli di rischio, a cui si sta lavorando sulla base di nuovi parametri, dovessero
“Da lunedì prossimo se passa l’obbligo del green pass anche per andare al ristorante oltre tre milioni di famiglie italiane verranno letteralmente spaccate in due. Al momento infatti ci sono circa 4 milioni di giovanissimi tra i 12 e i 19 anni non ancora vaccinati. Non si tratta di no vax ma di persone in attesa del loro turno.
Se le nuove, ipotetiche, regole sull’utilizzo del green pass dovessero diventare legge, 26 milioni di italiani (17 se bastasse una sola dose) potranno andare in vacanza, sui mezzi pubblici, al supermercato, persino in ufficio e in fabbrica ma non entrare in un bar o un ristorante.
Con Provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate n. 191910/2021 sono state dettate le modalità operative per usufruire del credito d’imposta per la sanificazione e l’acquisto dei dispositivi di protezione, previsto dall’art. 32 del D.L. “Sostegni bis” (cfr. news Fipe).
Come si ricorderà, beneficiari sono, tra gli altri, i soggetti esercenti attività d’impresa e il credito d’imposta sarà riconosciuto in misura pari al 30% delle spese sostenute nei mesi di giugno, luglio e agosto 2021 (fino a un massimo di 60.000 euro).