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La pandemia in corso ci presenta mese dopo mese un conto umano, sociale ed economico che sembra diventare esponenziale. FIPE stima che, alla fine di questo periodo, 50mila imprese chiuderanno, costrette – in molti casi – ad una procedura fallimentare dalle ben note conseguenze sulle loro famiglie, sulla rete dei loro fornitori, sui loro dipendenti e sulla reputazione degli stessi imprenditori.
Una nota canzone di Lucio Battisti – Con il nastro rosa, 1980 – ripeteva: “chissà che sarà di noi, lo scopriremo solo vivendo”. Se lo chiedono oggi anche i Pubblici Esercizi italiani, con l’incognita supplementare che sul mondo della somministrazione incombono nubi talmente nere, tra limitazioni di orario, coprifuoco, incertezza e insufficienza degli aiuti, da non renderne pacifica la stessa sopravvivenza. Tante imprese, tra bar, ristoranti, pub e discoteche, insomma, rischiano di non avere il tempo utile per vedere cosa sarà di loro, perché avranno chiuso i battenti.
Nella fase post-emergenziale da Covid-19, per il settore dei Pubblici Esercizi, quasi paradossalmente, sono esplose le problematiche collegate a due fenomeni opposti, eppure concomitanti: la movida e lo smart-working.
Il fenomeno della movida non è di certo nuovo, come non lo è purtroppo quello della “mala-movida”, ma ha trovato nella sofferente clausura imposta dal lungo lockdown un detonatore, che ha acceso in alcuni il desiderio di eccessi e ha alimentato
patologie sociali come la violenza, il vandalismo e il disordine.
Antonio Scurati, nel suo “Epitaffio per i bambini degli anni Quaranta” pubblicato recentemente sul Corriere della Sera, ha dedicato un commovente ricordo ai sopravvissuti alla guerra, nati nelle macerie, ragazzi della speranza e uomini della ricostruzione, in troppi tristemente deceduti a causa della pandemia globale. Una generazione che non aveva ammortizzatori sociali o reddito di cittadinanza, ma che ha costruito sul lavoro, sul sacrificio, sull’impegno personale, l’Italia moderna.
Cari amici imprenditori,
con l’inizio della cosiddetta “Fase-2”, mi sembra giusto indirizzare ai Pubblici Esercizi italiani questo nuovo messaggio: un messaggio che ricostruisce gli ulteriori passaggi associativi fatti finora, ma che vuole essere innanzitutto un piccolo gesto di vicinanza verso gli imprenditori del settore che rappresento e delle cui preoccupazioni mi sento professionalmente, sindacalmente e umanamente parte.
Pochi giorni fa i colleghi riuniti in un neonato Comitato Permanente mi hanno co-indirizzato un pubblico appello, nel quale elencavano i bisogni primari ed urgenti di cui il settore avrebbe bisogno e ho raccolto questa occasione per una riflessione
che riguarda anche la vita associativa.
A tutti i Pubblici Esercizi Italiani
Cari amici Imprenditori,
a distanza di qualche settimana Vi scrivo nuovamente. Stavolta lo faccio allargando la comunicazione anche ai colleghi riuniti in un neonato Comitato Permanente, che mi hanno co-indirizzato pochi giorni fa un pubblico appello, nel quale elencano i bisogni primari ed urgenti di cui il settore avrebbe bisogno. Raccolgo questa occasione per una riflessione ulteriore, che riguarda anche la vita associativa.
A tutti i Pubblici Esercizi Italiani
Cari amici imprenditori,
alla fine, purtroppo, si è materializzato quello che ritenevamo tra i peggiori scenari possibili: un provvedimento draconiano, di grande severità, che lascia però allo stesso tempo spazio ad incertezze ed iniquità. Gli ultimi provvedimenti del Governo hanno infatti imposto la chiusura delle attività commerciali, bar e ristoranti compresi, ma con eccezioni, alcune delle quali difficilmente comprensibili.
E’ stato presentato, il 28 novembre 2019 presso la sala Orlando di Confcommercio- Imprese per l'Italia, il primo rapporto sul gioco pubblico a cura di Acadi, l’Associazione dei Concessionari di Giochi Pubblici aderente a Confcommercio.
Il Presidente Lino Enrico Stoppani era tra i relatori. A seguire riportiamo l’ abstract del suo intervento.