Mixer mar. 24 “Spinte gentili per cambiamenti forti”
Il Premio Nobel per l’economia del 2017 è stato assegnato per gli studi su un concetto particolare: quello di nudge, tradotto in italiano ‘pungolo’, che, in parole semplici, considera un intervento di contesto che indirizza una scelta spontanea delle persone, senza forzature o costrizioni.
L’estensore del concetto era il Professor Richard Thaler che dimostrava come piccoli accorgimenti inducano le persone a prendere le decisioni migliori, senza bisogno cioè di coercizioni, perché nelle decisioni di ogni persona non interviene solo la parte più riflessiva e intellettuale, ma anche il cuore (o la pancia se preferite).
È l’economia comportamentale, che ha studiato le cosiddette spinte gentili (i nudges) che non cercano di impedire di fare la cosa sbagliata, ma rendono più facile far fare la cosa giusta, e al riguardo basta rileggere la storia della mosca disegnata nei gabinetti dell’aeroporto di Amsterdam, con la quale si è ridimensionato il problema della sporcizia di quegli ambienti.
Si può dire che i nostri imprenditori in qualche maniera sperimentano da sempre la teoria del nudge e il potere della cosiddetta ‘spinta gentile’ alle scelte della clientela: l’impostazione del menù, il posizionamento dell’insegna, le modalità di prenotazione, hanno un impatto indiscutibile e misurabile sulle scelte dei consumatori (e sul fatturato delle aziende).
Quando è il decisore pubblico a ‘scrivere il menù’, invece, questa potenzialità acquista una forza esponenziale e determina il futuro di nazioni e popolazioni. E così, talvolta, piuttosto che introdurre vincoli, regole e costrizioni, sarebbe più semplice e funzionale orientare le scelte con una ‘spinta gentile’.
Questa prospettiva sembra sfuggita all’Unione Europea, da ultimo proprio nel percorso del Regolamento ‘Packaging and Packaging Waste Directive’, che è entrato a febbraio nelle ultime fasi di approvazione.
Dentro il provvedimento sono infatti contenute misure che impatterebbero in modo prepotente sulle attività dei Pubblici Esercizi: dall’obbligo di somministrazione dell’acqua di rubinetto gratuita (o a ‘basso prezzo’), all’introduzione del cosiddetto ‘obbligo di refill’ per cui, se il consumatore porta il contenitore, l’esercente è tenuto ad applicare un prezzo minore, oltre a rivedere pesantemente tutto il sistema degli imballi per alimenti.
Il principio è anche comprensibile: portare tutta l’Europa verso la più ampia applicazione del concetto di riutilizzo e riciclo, con una decisa azione verso la trasversale produzione dei rifiuti da imballaggio.
Il percorso di applicazione concreta è invece irto di esternalità negative per le imprese, per la concorrenza nel mercato e, alla fine, anche per la vita del consumatore, sacrificando la sostenibilità economica (e alla fine sociale) sull’altare di quella ambientale.
Come FIPE-Confcommercio sosteniamo che le tre declinazioni di sostenibilità debbono andare di pari passo, per non fermarsi sulla soglia del breve periodo. Al legislatore nazionale e sovranazionale, facciamo
presente, da una parte, che i cambiamenti e le riconversioni hanno tempi e costi che vanno ammortizzati, dall’altra, che è sempre insidioso entrare nelle dinamiche dei prezzi, non consentendo così il margine di movimento per gli assestamenti che ogni grande cambiamento comporta e che le differenze (anche solo territoriali) implicano.
Anche perché le imposizioni che non tengono conto delle diversità di contesto e della reale implementazione finiscono nella gran parte dei casi per essere ignorate o aggirate e, quando non è possibile, digerite con costi sociali sempre molto alti. Per cambiamenti forti negli usi e nei consumi, ci vogliono i tempi giusti e, soprattutto, la libertà di trovare la propria strada verso una direzione comune: questo in particolare, forse, proprio quando si parla di sostenibilità.
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