La Fipe che verrà – Relazione del Presidente Lino Enrico Stoppani – Assemblea 2019
Assemblea Elettiva: tempo di bilanci, tempo di scelte
Questa Assemblea non è dedicata ad un tema di discussione e di interesse sindacale, come ci siamo abituati negli ultimi anni, ma si è voluto che rimanesse una “semplice” Assemblea Elettiva, per dare il giusto rilievo a quello che, lungi dall’essere un momento interlocutorio, rimane un momento centrale nella vita associativa: il momento elettorale.
Il momento, cioè, dei bilanci e delle scelte, in cui chiudiamo la Consiliatura avviata 5 anni fa e ci accingiamo a rinnovare gli Organi della Federazione per il prossimo quinquennio.
E, andando subito sui contenuti, chiarisco la posizione che ho preso, rinnovando la mia disponibilità a guidare la Federazione.
Ogni impegno pubblico si assume con una doppia veste, (come direbbe Max Weber) “per professione” -che non significa per professionismo, ma con professionalità, portando quindi valore- e “per vocazione”, credendo in quello che si fa e quindi portando valori.
Quello di Presidente è un impegno pubblico a cui si aggiunge un’ulteriore responsabilità: quella di capire dove far crescere il valore e quella di essere interprete dei valori a cui dare corpo e voce.
Sono stato onorato e gratificato dalle attestazioni di stima che ho ricevuto da numerosi e autorevoli rappresentanti del nostro Sistema, esplicitate anche in esortazioni a continuare, spero suggerite dalle qualità che la Federazione oggi esprime.
Per determinare la mia decisione, tuttavia, è stata decisiva la sensazione di avere ancora qualcosa da dare alla Federazione: di avere, cioè, ancora abbastanza “professione” e sufficiente “vocazione” per proseguire questo percorso.
Non sarò però da solo a farlo, questo percorso. E so bene di non esserlo stato neanche in passato. In occasione del rinnovo degli Organi Federali mi sembra doveroso esprimere un ringraziamento a tutti i componenti gli Organi della consiliatura in scadenza e a tutta la struttura esecutiva della Federazione, per la collaborazione che ho ricevuto e per l’impegno profuso nello svolgimento del loro incarico, fatto di competenze e valori che hanno molto semplificato il mio compito.
In aggiunta, esprimo sentimenti di riconoscenza e gratitudine alla Confcommercio, a partire dall’uomo che la guida, il Presidente Carlo Sangalli, a cui devo moltissimo in termini di stima, sostegno e vicinanza, dimostrati dagli incarichi per cui mi ha scelto, ma ancor più dall’amicizia e dall’affetto che mi ha sempre dimostrato.
Estendo poi il ringraziamento a tutto il Sistema Confederale e ai tanti interlocutori -istituzionali, associativi, sindacali e professionali- con i quali la nostra Federazione si è confrontata e, nel confronto con i quali, è cresciuta.
Il contesto: cinque anni di economia fragile
Quella che oggi si chiude è stata una Consiliatura decisiva da molti punti di vista.
I risultati in ogni campo sono certamente condizionati dall’impegno e dalle qualità che ognuno di noi esprime, ma anche da fattori esterni ed interni rispetto al contesto in cui si opera.
Sul fronte esterno, la debolezza strutturale dell’economia con la quale il Paese da anni si confronta non ha favorito la nostra attività e, soprattutto, quella delle Imprese rappresentate, situazione aggravata dalle condizioni in cui l’Italia si trova, tra problemi di governabilità, tensioni politiche, ingente debito pubblico, vincoli europei, gap infrastrutturali, conflitti generazionali, continua erosione valoriale e soprattutto forti incertezze sul futuro.
Nel corso dell’ultima consiliatura, alla guida del Paese si sono alternati 4 Governi (Renzi, Gentiloni, Conte I° e II°). Le grandi trasformazioni in corso -digitalizzazione, globalizzazione, cambiamenti demografici e commerciali, emergenza ambientale, migrazioni– sono a dir poco esplose. Infine, il nostro settore ha subito in prima linea una trasformazione radicale.
La situazione economica resta molto complicata, con una crescita del P.I.L. per quest’anno di appena un decimo di punto, mentre proprio nel periodo della consiliatura 2014-2019 è cresciuto ad un tasso medio di appena lo 0,9% e i consumi dell’1,2%, molto al di sotto della media europea.
In questi anni, inoltre, si sono fatti sentire gli effetti delle liberalizzazioni, che hanno portato all’esplosione, spesso disordinata, di attività di Pubblico Esercizio, con un crollo della produttività media del settore, accompagnata da un forte turn-over nelle gestioni, dovuto anche alla difficoltà di adeguare l’offerta ai cambiamenti dei modelli di consumo e ai nuovi stili di vita, che hanno reso il settore certamente più vasto, ma decisamente più fragile.
La Federazione: cinque anni per diventare più forti
Di fronte a questi cambiamenti, è compito delle Associazioni di Categoria evidenziare i problemi e i rischi, con le conseguenze negative per il Paese e le sue aziende, trasferendo messaggi ed inviti ad atteggiamenti coerenti e responsabili.
Contemporaneamente, però, un grande corpo intermedio deve assumersi la responsabilità anche di dare il buon esempio, a partire dalla propria operatività e dalle proprie scelte.
Al riguardo FIPE in questi anni ha cercato di mettersi in gioco, cercando di offrire sempre una visione quanto più complessiva delle problematiche, attenta, da una parte, al presidio sindacale degli interessi rappresentati, ma, dall’altra, anche ad accettare compromessi, sacrifici o limitazioni rispetto alla posizione sindacalmente più “ortodossa”, soprattutto quando intervenivano aspetti che riguardavano il suo ruolo e le sue responsabilità etico-sociali.
Lo abbiamo dimostrato, per esempio, sui temi della sostenibilità sociale o delle patologie che convivono nel settore -alcolismo, devianze giovanili, malattie cibo-correlate, infiltrazioni malavitose, ludopatie- che non potevano essere affrontate senza una valutazione anche degli effetti complessivi sulla società.
Lo abbiamo dimostrato sul fronte del presidio interno, scegliendo di investire tutte le volte che ci è stato possibile sulle competenze per arrivare a dei risultati.
Le competenze non sono mai sufficienti, visti i tanti bisogni da gestire, soprattutto in un contesto in continua evoluzione come l’attuale, ma al riguardo la Federazione ha oggi un presidio più solido, grazie ad una Dirigenza politica qualificata, espressione delle nostre Imprese, che ha dato un’impronta concreta, efficace e sicura all’attività della Federazione.
Alla Dirigenza politica, che è stata capace di indirizzare la linea politico-sindacale, si aggiunge una Dirigenza esecutiva, rafforzata con qualificati innesti, presto produttivi e ben inseriti in una struttura già comunque collaudata ed affidabile.
Il passaggio di Direttore Generale, per esempio, superate le complessità, ha dato un forte segnale di discontinuità organizzativa e ha portato evidenti miglioramenti, alcuni immediati, altri di lungo periodo, vista anche la complessità di una Federazione come la nostra, dove convivono interessi, sensibilità e personalità forti ed eterogenee, che ne rappresentano la forza e l’unicità, ma ne determinano anche importanti fatiche.
Tra i miglioramenti che personalmente apprezzo maggiormente va registrato quello della qualità dell’ambiente di lavoro, sicuramente positivo, dopo le turbolenze che avevano accompagnato il finale della passata Consiliatura, con le tensioni sulla revisione statutaria -sulla quale probabilmente ci sarà bisogno di ritornare- e le inconcludenti contrapposizioni, di cui ad oggi continuano a sfuggirmi finalità e motivi.
Quel che non sfugge, invece, è che Fipe ne ha avuto un danno -e non solo reputazionale-, superato recuperando voglia di lavorare sui veri problemi del settore e non mettendo il carro davanti ai buoi, e cioè, senza mettere la volontà di occupare posizioni associative, prima di idee, programmi e obiettivi sindacali sui quali raccogliere il consenso.
A distanza di 5 anni, il clima che si è instaurato è di grande collaborazione e serenità, fondato sui veri valori sindacali: forte e costruttiva dialettica interna, partecipazione, passione, trasparenza, correttezza, serietà, competenze e (tanto) lavoro.
Questo non ha significato appiattimento sulle posizioni del vertice politico della Federazione o, peggio ancora, disimpegno o distrazione rispetto a precise responsabilità di cui ogni Dirigente è portatore. Ogni Consigliere ha sempre avuto la possibilità di affrontare e valutare le situazioni, esprimendo liberamente e costruttivamente la sua posizione, anche di critica quando necessario, all’interno, però, di una dialettica rispettosa dei ruoli, delle persone e dell’Istituzione.
Quante volte ce l’ha ricordato il Presidente Sangalli, parlando di “squadra”: il valore della coesione è importante per far bene, in ogni contesto, perché serve a favorire la corretta sintesi su posizioni che possono anche essere divergenti, dove l’ascolto e il confronto, non il pregiudizio, devono, però, essere gli elementi della discussione per accompagnare le corrette sintesi.
Questo è certamente il primo risultato che va rendicontato prima degli altri, merito delle tante persone che, ognuna nel proprio ruolo e con le proprie responsabilità, hanno offerto il proprio contributo alla causa sindacale.
La stessa scelta di indicarmi come Vicepresidente Vicario della Confederazione è stata possibile anche grazie alla reputazione e alla credibilità che accompagna FIPE. La nostra Federazione oggi appare più forte di prima, anche grazie ad una comunicazione più efficace, che utilizza sia i canali tradizionali -TV, Radio e Giornali- sia i nuovi strumenti di comunicazione come i social. La nostra Federazione oggi è più forte di prima, per una migliorata capacità di offrire assistenza ai Soci, sapendone cogliere i bisogni e le esigenze ed esprimendo così una vera leadership nella rappresentanza del settore.
Questi risultati non si improvvisano, ma si costruiscono con fatica, ogni giorno, dialogando con il territorio e cercando di trasformare le aspettative delle Aziende rappresentate in azione sindacale, trasferendole agli interlocutori istituzionali, all’interno di relazioni e rapporti da alimentare anche sull’autorevolezza e la credibilità del nostro ruolo.
A proposito di credibilità, Fipe tra i suoi attivi oggi può obiettivamente iscrivere, con i conti a posto, anche un “avviamento”, che per le Associazioni significa autorevolezza, credibilità, considerazione e stima istituzionale.
Su questo valore si è investito molto, anche all’interno del Sistema Associativo, cercando di recuperare un rapporto migliore con i nostri Soci, soprattutto con le Associazioni Territoriali, andando sui territori, dando assistenza, organizzando momenti di confronto sui temi sindacali, mettendo a disposizione risorse economiche per sistemare morosità contributive o per sostenere progetti di sviluppo del Sistema, a vantaggio delle imprese associate.
A proposito di Territori, come non pensare a Venezia e ai problemi che sta vivendo. La città va aiutata a recuperare la sua normalità e a Dazzo, Alajmo, Pancin e a tutti i colleghi veneziani oggi possiamo offrire solo la nostra solidarietà, con l’impegno, però, a trovare poi il modo di dare un aiuto concreto.
Il recupero dei Territori, però, è stato fatto anche per innervare la nostra ossatura organizzativa, che registrava una preoccupante distanza dalla Federazione di molti Territori, molti dei quali sono stati recuperati alla “causa” sindacale.
Considero l’abbondante presentazione di candidature per il rinnovo degli Organi Federali il segno plastico di un ritrovato e rafforzato ruolo di Fipe nel Sistema Associativo e di un forte spirito di appartenenza sindacale. Un ruolo e un senso di appartenenza, che non poggiano sul vuoto di senso e sulle ambizioni personali, ma hanno i piedi piantati sui contenuti che in questi anni hanno costituito il terreno di FIPE.
I contenuti della nostra rappresentanza
Al riguardo, riprendendo una classificazione che ho già usato, identifico in 3 grandi aree i temi oggetto del nostro lavoro: Temi Sindacali, Temi Identitari e Temi di Posizionamento.
I Temi Sindacali corrispondono ai bisogni più diretti delle nostre Imprese, con i quali, cioè, rispondiamo agli interessi che rappresentiamo sui temi del Lavoro, del Fisco, del Credito, della Legislazione del Settore, ma anche dei servizi per le Imprese, come la Formazione, le gare d’appalto sui buoni pasto o la ristorazione pubblica, le concessioni autostradali o la direttiva Bolkestein sulle proprietà demaniali, i difficili rapporti con le nuove collecting, in aggiunta a S.I.A.E., sui diritti d’autore, etc..
I Temi Identitari, invece, caratterizzano la nostra rappresentanza, non riguardando, cioè, solo cosa facciamo, ma anche chi siamo e dove vogliamo stare, per esempio nel settore del Turismo o nella filiera Agro-Alimentare, dove pretendiamo un ruolo ben definito e non il riconoscimento a corrente alternata, come spesso purtroppo succede.
Infine, i Temi di Posizionamento indicano il nostro ruolo e la nostra posizione sui grandi temi di natura trasversale, come quelli sulla Legalità, la Sostenibilità -ambientale, sociale ed economica-, la questione Femminile, i Giovani, le grandi tematiche -Globalizzazione, Demografia, Istruzione, Migrazioni- che certamente impattano sul settore, ma richiamano anche ai concetti della Responsabilità Sociale, a cui tutti, come cittadini o come imprenditori, siamo chiamati a rispondere.
Affrontando questi temi, cercherò di presentare non solo i risultati raggiunti, ma anche di offrire spunti di indirizzo qualificanti per la prossima Consiliatura.
I temi Sindacali: al servizio delle Imprese
Tra i temi Sindacali, quelli sul Lavoro, da sempre, sono strategici, sia per le imprese rappresentate, perché incidono su produttività, competenze, organizzazione, costi, sia per la Fipe, per la sua storica e qualificata attività di Parte Sociale, che ha avuto la grande responsabilità (e merito) di firmare il primo CCNL riservato ai soli “Dipendenti dei Pubblici Esercizi, della Ristorazione Commerciale e Collettiva e del Turismo”.
Si è trattato certamente di un passaggio importante, seppur affatto facile, anche per le pressioni che arrivavano dallo stesso nostro Sistema, che non sempre ha condiviso un travaglio durato 5 anni.
Alla fine, ne è nato un CCNL autonomo ed indipendente rispetto ai precedenti, in parte anche innovativo, ma soprattutto in linea con le aspettative e il gradimento delle Aziende.
E’ stato il primo Contratto Nazionale di Lavoro del settore che ha introdotto il principio dello scambio “produttività vs salario”, fondato sull’inderogabile principio che per poter ridistribuire ricchezza bisogna prima crearla, efficientando tutti i fattori della produzione, compreso quello del Lavoro.
Fatto questo importante passaggio sindacale, rimane aperto il tema della Bilateralità, importante non solo per l’utilità che trasferisce come forte elemento di welfare settoriale, ma anche perché è materia attenzionata dalla Politica.
Sul tema emerge la necessità di uno sforzo per ridare slancio ed efficienza organizzativa al Sistema, in particolare all’Ente Bilaterale del settore, che deve trovare coerenza e collegamento diretto con il CCNL da cui deriva, disegnando una nuova disciplina di servizi a Lavoratori e Imprese, di obiettivi da perseguire, di allocazione delle risorse e di Governance.
Al riguardo è iniziato il confronto con le OO.SS. e le altri Parti Datoriali, che ci vedrà impegnati e determinati a definire una virtuosa svolta.
Dal Lavoro al Fisco il passo è breve. Fipe condivide la chiara posizione di Confcommercio, che sostiene la necessità di una Riforma Fiscale per il Paese attraverso 1) una rivisitazione delle aliquote Irpef -che ridurrebbe anche il Cuneo Fiscale sul Costo del Lavoro-, 2) una responsabile posizione sulle ipotesi di Flat Tax, che vorremmo compatibile con i vincoli del Bilancio Pubblico, e 3) la priorità –che non è una fissazione- sulle clausole di salvaguardia IVA, la cui attivazione, finora scongiurata, produrrebbe effetti economicamente recessivi e fiscalmente regressivi, con danni diretti, indiretti ed indotti su consumi, produzione e occupazione.
Se non sono scattate nell’ultima manovra di bilancio, va detto perché ne sono stato testimone, lo dobbiamo all’impegno qualificante della Confcommercio e in particolare a quello personale del Presidente Sangalli.
Quest’anno sono stati introdotti nuovi adempimenti che hanno comportato anche nuove complicazioni: la fatturazione elettronica, la trasmissione telematica dei corrispettivi, gli ISA (Indici Sintetici di Affidabilità). A proposito di ISA, la loro introduzione è motivata con la finalità di andare oltre i criticati Studi di Settore, le cui soglie di congruità e coerenza sono state spesso gli incubi dei contribuenti. E’ un passaggio che ha visto Fipe favorevole perché, una volta superate le attuali difficoltà applicative, sproporzionate rispetto alle utilità ricavabili, favoriranno un miglior rapporto tra Fisco e Contribuenti, passando da una logica punitiva ad una prospettiva premiale.
E’ un passaggio di prospettiva che fa tutta la differenza, soprattutto su un settore che nel dibattito pubblico -dalla rimodulazione delle aliquote I.V.A., al cashback per i pagamenti per contante o alla lotteria sugli scontrini- è oggetto di un persistente pregiudizio sui temi dell’evasione fiscale.
Evasione ed elusione fiscale sono patologie che interessano trasversalmente la società italiana e che non si combattono assegnando uno stigma sociale a categorie d’impresa, come quella di Pubblico Esercizio, fondate su pregiudizi o luoghi comuni che offendono l’intero comparto.
Non è accettabile che nella relazione tecnica di accompagnamento al Decreto Fiscale si annoti di “un comportamento illecito diffuso in alcune categorie del commercio” quando oggi esistono strumenti di contrasto a questi fenomeni (anagrafe bancaria, tracciabilità dei pagamenti, incrocio di banche dati) non attivati o mal utilizzati, ma non certamente per colpa dei commercianti.
In questo contesto va collocato anche il dibattito sulle misure per la tracciabilità dei pagamenti, da favorire con l’aumento dell’utilizzo della moneta elettronica, che ci vedono particolarmente esposti, perché il nostro settore si caratterizza per un numero straordinario di transazioni, per lo più di piccola entità.
Il tema delle commissioni sulla moneta elettronica va affrontato con soluzioni radicali, imponendo, cioè, la loro riduzione e la loro eliminazione per gli importi minimi, che noi abbiamo indicato in almeno 15 euro.
D’altra parte, è indubbio che una migliore considerazione verso il settore passi anche da un diverso atteggiamento sui temi della diligenza amministrativa da parte dei nostri operatori, ai quali va ricordato che le regole economiche insegnano che l’evasione viola il principio di concorrenza leale nel mercato, indebolisce le Imprese, a cui distoglie risorse per gli investimenti migliorativi e alimenta soprattutto i vizi, dell’imprenditore e della sua famiglia.
E’ una posizione chiara, che nasce dalla consapevolezza di alcune debolezze del settore, che non giustificano, però, posizioni così urticanti nel considerare il fenomeno dell’evasione fiscale.
Infine, concludendo sui principali temi che ho definito “sindacali”, vengo al tema del Credito, che rimane un’emergenza per le Imprese, non solo per le difficoltà del momento, ma anche per gli effetti della politica monetaria europea, in parte contradditoria; da una parte, infatti, BCE immette ingente liquidità a tassi negativi, dall’altra impone alle Banche oneri e vincoli di natura patrimoniale e procedurale, che frenano l’attività creditizia, soprattutto a danno delle microimprese che costituiscono l’ossatura del nostro sistema economico.
In questo contesto, rimane importante l’attività del Sistema dei Confidi, anche se indebolito dalla possibilità di accesso diretto al Fondo Centrale di Garanzia, che rischia di lasciare ai nostri Confidi locali operazioni residuali, con un più elevato rischio di credito.
Da queste difficoltà, la necessità di incominciare a valutare canali alternativi per l’accesso al credito, sui quali oggi il mercato offre diversificati strumenti: Equity Crowdfunding, Venture Capital, PIR, Mini Bond, Cambiali Finanziarie, Spac, Club Deal, Società di Investimento Semplice, le I.C.O. (Initial Coin Offering), l’inesplorato settore delle cripto-valute, la Borsa.
Tutti canali sui quali Fipe –ovviamente in collaborazione con Confcommercio- ha la responsabilità di aprire la riflessione e la comprensione.
E, pensando al Fintech, perché non provare ad offrire ai Pubblici Esercizi uno strumento aggiuntivo di ricavi, offrendo la possibilità di integrare la loro attività con semplici servizi di natura finanziaria (pagamento di utenze, servizio bancomat, raccolta di versamenti, distribuzione o caricamento di carte pre-pagate), come già fanno i tabaccai? Sono attività integrative e remunerative per le quali si stanno valutando proposte operative con primari interlocutori bancari.
I temi Identitari: chi siamo, Turismo e Filiera Alimentare
Dopo i temi Sindacali vengono quelli Identitari, ovvero quelli che caratterizzano la nostra rappresentanza, in particolare all’interno di due settori tra loro complementari -Turismo e Filiera Alimentare- nei quali storicamente ci viene riconosciuta una forte funzione di attrazione, valorizzazione e promozione.
A questa appartenenza se ne aggiunge oggi idealmente un’altra, testimoniata dalla nostra partecipazione al coordinamento nazionale di Confcommercio per la Cultura.
Il segnale è quello di considerare l’attività della ristorazione anche come un’attività di conservazione identitaria e di produzione culturale, collegando i nostri mondi con quelli del sapere e le scelte quotidiane non solo con la salute dei singoli, ma anche con la produzione di bellezza della comunità a cui appartengono.
Tornando al Turismo, va superato l’obsoleto concetto di un turismo italiano fondato sulla ricettività e accessibilità e va trovata, anche all’interno della Confederazione, una visione ed una strategia unitaria, pur nel legittimo rispetto delle differenze delle sue diverse componenti.
La forza del Turismo italiano risiede nella eterogeneità e nell’integrazione della sua offerta, in particolare con quei servizi che alzano il livello di soddisfazione del turista, che favoriscono occasioni di consumo e di spesa, generando ricchezza e posti di lavoro.
Per fare questo, vanno estese a tutte le categorie, e rese strutturali, le buone iniziative di precedenti Governi per lo sviluppo e la modernizzazione dell’offerta turistica, promuovendo le reti di impresa, affinando i meccanismi e potenziando le risorse del “tax-credit” per chi investe in digitalizzazione e riqualificazione, estendendo i benefici e le convenienze.
Andrebbe anche meglio regolato il mercato, per consentire al sistema imprenditoriale di operare in un contesto competitivo fondato sui principi di concorrenza leale, contrastando ed eliminando le tante forme di abusivismo che oggi lo dequalificano.
In tale ambito, vanno presidiate con lungimiranza e competenza anche le innovazioni introdotte dalle grandi piattaforme del web, per contrastare, da un lato, fenomeni potenzialmente negativi per il settore e, dall’altro, cogliere tutte le opportunità per il miglioramento del business delle Imprese rappresentate.
Nel ribadire la primaria importanza del ruolo della Ristorazione, dell’Intrattenimento, degli Stabilimenti Balneari e, in generale, dei Pubblici Esercizi, nella valorizzazione del modello italiano dell’accoglienza turistica, non possiamo, però, dimenticare le debolezze e le criticità che accompagnano il settore.
Il settore dei Pubblici Esercizi è, infatti, di fronte ad un bivio: o punto di forza del “Sistema Italia”, da tutelare e sostenere con politiche attive che ne rafforzino i valori, oppure insignificante elemento della filiera di consumo, depotenziato nei suoi asset qualitativi, a causa della banalizzazione e della standardizzazione dell’offerta.
La Fipe, a questo proposito, ha fatto una scelta di campo precisa, testimoniata in modo emblematico dall’appello alle Istituzioni che ha recentemente promosso nel “Manifesto” titolato “Per Non Mangiarsi il Futuro”, condiviso e sottoscritto da migliaia di soggetti, che va ripreso e trasformato in azioni concrete.
Per poterlo fare, è indispensabile, tra l’altro, anche una maggiore continuità governativa, che dia tempi appropriati alla complessa interlocuzione istituzionale.
Ci sentiamo, quindi, non solo parte, ma anche parte centrale della filiera del Turismo e del comparto Agro-Alimentare italiani, convinti del contributo fondamentale che il mondo della ristorazione dà oggi al “brand Italia”, che cresce di valore -questo sì- anno dopo anno, a tassi da economia emergente.
Con questa prospettiva, abbiamo accolto in Fipe l’”Associazione Le Soste”, che riunisce i migliori ristoranti di cucina italiana nel nostro Paese e in Europa, con l’obiettivo comune di tutelare e promuovere il settore, dove sia, cioè, presidiata e valorizzata la qualità, il servizio, la tradizione.
E, ancora, ci siamo fatti promotori, in un periodo storico in cui molte associazioni chiudono, di far nascere un nuovo sindacato composto dalle più importanti e qualificate Società di Catering -l’Associazione Nazionale di Banqueting e Catering- che sta svolgendo bene le sue prime attività dedicate alla tutela e valorizzazione delle Imprese di questo importante settore.
Al contempo si sta lavorando anche per rafforzare il collegamento con la ristorazione italiana nel mondo, grazie anche ad Unioncamere, consapevoli che il contrasto all’”italian sounding” e il rafforzamento dell’immagine del Paese, passa anche rafforzando le sinergie all’interno del settore.
Per gli stessi motivi, stiamo raccogliendo con interesse la proposta della Illy di condividere le finalità del progetto “SUMMA”, che si pone l’obiettivo di valorizzare il meglio dell’esperienza e della tradizione del Bar, replicando un modello vincente di caffetteria italiana che ha nel caffè, pizza, gelato, cioccolato, pasticceria, birra, vino, formaggio e salumi, gli elementi qualitativamente caratterizzanti del modello italiano di Pubblico Esercizio, diverso e unico rispetto alle catene internazionali che stanno invadendo le nostre città.
I temi di Posizionamento: chi e dove vogliamo essere
Sui temi di Posizionamento, invece, deve emergere la capacità di Fipe come soggetto in grado di orientare e di caricarsi responsabilità, anche andando oltre gli interessi economici rappresentati, facendo prevalere, cioè, altri valori: sociali, civili morali, educativi.
La nostra ultima Conferenza Organizzativa ha fatto emergere in tal senso spunti e stimolato riflessioni, assolutamente da riprendere per il futuro posizionamento del nostro settore.
Tra tutti, c’è un tema che mi sta particolarmente a cuore, quello della Legalità, dove il settore subisce un forte tasso di infiltrazioni malavitose; circa il 10% dei beni sequestrati alle mafie sono attività di bar, ristorante od hotel, e quella finanziata dalla criminalità, è la più grande “catena” -senza marchio- di locali in Italia, secondo stime che i Media hanno spesso riportato.
Per arginare questo fenomeno, che rischia di infettare mortalmente il settore, bisogna essere convinti che qualsiasi encomiabile intervento di contrasto di Magistratura e Forze dell’Ordine, non può prescindere dalla collaborazione attiva della società civile, in particolare degli operatori del settore e delle associazioni di rappresentanza, e su questo tema Fipe deve essere ancora più propositiva.
Tra una settimana ci sarà una nuova edizione della manifestazione Confederale “Legalità CI piace”. Sarebbe bello che nei prossimi anni FIPE riuscisse a mettere in campo, in questa occasione, una manifestazione diffusa sul concetto del “gusto della legalità”.
Al tema della Legalità, aggiungo poi altri due temi che ci determinano nella qualità e nella lungimiranza della nostra rappresentanza: donne e giovani; due aspetti che hanno implicazioni molto diverse tra loro, ma una criticità comune, che è la loro sottorappresentazione nel nostro Paese rispetto agli standard internazionali più evoluti.
Per quanto riguarda il ruolo Femminile, nel ranking misurato dal Global Gender Gap che misura la disparità di genere, l’Italia è al 70° posto, che diventa addirittura 126° se considerassimo anche la disparità salariale.
Inoltre, secondo Bankitalia, se il tasso di occupazione femminile salisse al 60%, dall’attuale 48,90%, il nostro PIL aumenterebbe di 7 punti in percentuale (tradotto: 140 miliardi di euro, una enormità, soprattutto per una Paese che cresce a decimali).
Dati che impongono molto di più di qualche riflessione, che Fipe ha deciso di raccogliere potenziando il “Gruppo Rosa” della Federazione, con una nuova organizzazione, frutto della selezione elettiva del Gruppo dirigente che ha coinvolto i Territori, e una nuova Presidente nella persona di Valentina Picca Bianchi, affiancata nel ruolo di vicepresidente dalla past-president Antonella Zambelli.
Anche il tema dei Giovani rappresenta una delle tante emergenze del nostro Paese, anche se bisogna cercare di andare oltre la “retorica del Giovanilismo”.
I Giovani rappresentano il futuro in ogni aspetto della vita, nonostante questa Società “bruci talenti”, perché non li sa ascoltare, aiutare, valorizzare, facendoseli, poi, spesso anche… scappare!
In aggiunta si stanno loro lasciando cattive eredità – ingente debito pubblico, ridotte garanzie previdenziali, tassi di disoccupazione allarmanti, difficoltà di accesso al lavoro – che hanno un grave impatto sociale, per il quale ci vorrebbe un “patto generazionale”.
La transizione demografica va affrontata, però, insegnando ai giovani anche i veri valori del lavoro, che i vecchi come me conoscono bene, e cioè sacrificio, passione, determinazione, ma soprattutto intraprendenza, anche in campo sindacale, anche se su quest’ultimo punto, il Presidente dei nostri giovani -Matteo Musacci- offre garanzie.
Spetta a noi il compito meraviglioso e la responsabilità di fare da maestri e da tutor per le nuove generazioni.
Conclusioni: non un programma, ma un impegno
Come avrete capito, i temi da presidiare sono tanti e complessi, sui quali ho solo abbozzato alcune priorità ed esigenze da affrontare.
Non ho voluto, cioè, stilare un programma consapevole che una cosa è affrontare i problemi virtualmente, un’altra cosa è la realtà, con le situazioni, gli interessi, le volontà, le capacità, il tempo, le risorse anche economiche e altre variabili che li condizionano.
Né tantomeno ho voluto impostare un formale esercizio di planning, dettagliando le cose da fare, assegnando priorità e tempi, arricchendolo in tanti modi, anche con l’inserimento di obiettivi impossibili. Ho preferito ripercorrere la strada fatta, cercando magari di definire un senso alla direzione intrapresa.
Anche il programma migliore trova garanzia, infatti, solo nella serietà e nelle competenze delle Persone che stanno rinnovando l’impegno a gestire per il prossimo mandato la Federazione. Ed è di questo impegno che ho cercato di parlare oggi.
Ci aspetta un percorso tortuoso, perché il contesto è complesso e l’impegno sindacale è un lavoro difficile, per le ragioni che conoscete, ma è anche un percorso affascinante e gratificante.
Il giornalista viaggiatore Tiziano Terzani diceva: “quando sei ad un bivio e trovi una strada che va in su e una che va in giù, piglia quella che va in su. A salire c’è speranza, è difficile, ma è un altro modo di vedere le cose.”
L’impegno che prendo è dunque quello di sforzarsi di salire sempre. Il desiderio che ho è quello di salire insieme.
L’unica promessa che mi sento di presentare è il rinnovato impegno a far bene, coadiuvato da Dirigenti perbene e capaci, che come me sono stati contagiati dal virus associativo, che li porta a considerare l’impegno sindacale soprattutto un dovere: verso gli Associati, verso la Federazione, verso il Settore e verso il Paese.
Grazie.
Grazie.
Lino Enrico Stoppani
Roma, 21 Novembre 2019