Mixer feb. 23 – La cura dei talenti contro il disagio giovanile
L’evasione a Natale di 7 ragazzi dal carcere minorile Cesare Beccaria ha riproposto drammaticamente il tema delle devianze giovanili, sulle quali non si riesce a incidere, vista la crescita dei reati minorili, moltiplicatosi in una spirale perversa acuita da pandemia e lockdown.
Se si trattava di un tema difficile prima, ora il disagio giovanile appare un fenomeno esplosivo, che fa certamente discutere, dove ognuno ha la sua ricetta e spesso anche la presunzione nel giudicare, trascurando magari l’approfondimento delle ragioni e la ricerca di soluzioni.
La preoccupazione per la componente più bella e fragile della nostra società (gli adolescenti) non può, però, essere né fine a se stessa (sono loro il futuro della società), né tantomeno deresponsabilizzata: evidentemente trasferiamo in troppi casi esempi poco edificanti, che producono fragilità caratteriali, disagi e disturbi comportamentali, che spesso degenerano negli eccessi che le cronache nere riportano.
Ancora più rilevante è l’incapacità a trasferire loro gli strumenti intellettuali, spirituali e valoriali adeguati ad affrontare un mondo in rapido cambiamento, in termini di stimoli, scelte e conoscenze.
Don Claudio Burgio, cappellano del Beccaria, sostiene che il disagio non si risolve “se non si dà ai giovani la prospettiva di potersi costruire il futuro che a loro piace e interessa” e che questa prospettiva si alimenta investendo sugli educatori, non necessariamente scolastici, che sappiano interpretare e coltivare i talenti costruendo un ambiente formativo adatto ai ragazzi, dove i giovani imparino a investire su loro stessi, ricercando una strada diversa dal malaffare o dal carcere, dove si rafforza solo la loro identità criminale.
Le professioni manuali sono da sempre uno straordinario antidoto allo smarrimento e un meraviglioso metodo di trasmissione maestro-allievo. Basti pensare nel mondo della ristorazione a un grande Maestro della cucina italiana, Gualtiero Marchesi, che si merita questo titolo non soltanto per le tantissime lezioni che ha lasciato al settore, ma anche perché ha cresciuto alcuni tra i nostri più cristallini talenti.
Proprio Marchesi, nel Decalogo pubblicato per Expo, sosteneva: “Cuoco è un mestiere o, meglio ancora, è un servizio”, a rammentare la componente valoriale implicata nel mestiere.
Volendo poi cambiare settore, ma non prospettiva, esemplare è la storia raccontata nel film Alta Moda di Sylvie Ohayon, nel quale la responsabile della sartoria Christian Dior recupera una giovanissima ladra, che l’aveva derubata in metropolitana, facendola entrare come stagista nel suo atelier e incoraggiandola verso il mestiere di sarta.
Di fronte, poi, alle perplessità della giovane sulla differenza tra la sua modesta retribuzione e il prezzo degli abiti che confezionava, gli ha insegnato la differenza tra il prezzo e il valore, dove il valore sta nella gratificazione personale che il risultato del lavoro offre, nella soddisfazione di saper fare, nell’apprezzamento che riceve dal cliente, nel vedere realizzati i propri sogni, nell’apprendere, conoscere ed insegnare un mestiere, nell’insieme, cioè, di componenti immateriali che aggiungono valore e senso alle cose che si fanno.
Tra rimproveri costruttivi, incoraggiamenti e insegnamenti professionali, ma soprattutto ricevendo rispetto e attenzione, l’allieva arriva a sostituire chi l’aveva formata, in un passaggio che così non diventa scontro, ma vero incontro tra generazioni, grazie al senso di responsabilità che le generazioni più vecchie devono avere nei confronti dei giovani, che vanno ascoltati, compresi, aiutati e motivati a innamorarsi della vita, a trovare la loro strada e a capire l’importanza del sacrificio.
Alda Merini, nella sua poesia Terra d’Amore, recitava: “Io non ho bisogno di denaro. Ho bisogno di sentimenti e di parole sapientemente scelte”. E se portare i ragazzi all’indipendenza economica e all’emancipazione esistenziale è fondamentale per farne degli adulti responsabili, sono i sentimenti e le parole che fanno la differenza. Questo deve tenere presente chi anagraficamente è più avanti: richiamare con sterile nostalgia il passato non serve a niente e giudicare, criticare, accusare serve ancora meno; è l’amore che i ragazzi devono sentire per responsabilizzarsi e crescere, altrimenti vanificano e bruciano il talento.
Il Decalogo del Maestro Marchesi, infatti, così concludeva: “Uno dei compiti che fanno onore al buon cuoco, è quello di divulgare e incrementare la cultura gastronomica, per un verso insegnando a mangiar bene e […] istruendo i giovani e passando il testimone a chi lo merita”.
MixerMagazine febbraio 2023