Mixer dic.22/gen.23 – Verso la parità di genere
INVESTIRE SU UN’ORGANIZZAZIONE AZIENDALE INCLUSIVA È OGGI UNA SCELTA REMUNERATIVA, OLTRE CHE STORICAMENTE DOVEROSA
di Giulia Rebecca Giuliani
Con la L. n. 162/2021 è stata istituita la cosiddetta certificazione di parità di genere, strumento per coadiuvare le aziende a colmare i divari nelle opportunità di crescita in azienda, nella parità salariale e di mansioni, nella gestione delle diversità di genere e della maternità.
La certificazione viene rilasciata da organismi di valutazione accreditati alle imprese che dimostrino di possedere specifici parametri minimi individuati nella prassi di riferimento UNI/PdR 125:2022, formalmente recepita con il DPCM del 29 aprile 2022, relativi a sei specifiche aree di valutazione: cultura e strategia, governance, processi HR, crescita professionale, equità remunerativa per genere, tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro. Per acquisire la certificazione, le aziende devono totalizzare un risultato pari almeno al 60% del totale. Ogni due anni tale certificazione viene rivalutata.
HORECA E GENDER GAP
Quello in commento è solo uno degli strumenti che la Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026 mette in campo per guidare il nostro Paese verso un netto cambio di marcia in ogni contesto sociale ed economico. Va infatti considerato che oggi l’Italia è al 14° posto in Europa per parità di genere (fonte EIGE) e, in termini di partecipazione femminile al mercato del lavoro, il nostro Paese si posiziona addirittura al 27° (e ultimo) posto, con un tasso di occupazione femminile (pari al 30% circa) sensibilmente inferiore rispetto a quello maschile. Per quel che concerne i dati relativi all’imprenditoria, solo il 22% delle imprese sono classificabili come ‘femminili’. Il settore della ristorazione è solo parzialmente in controtendenza: il numero dei dipendenti di sesso femminile supera il 50%, anche se il numero delle imprese gestite da donne si attesta attorno al 28,5% (fonte: elaborazione Fipe su dati InfoCamere e INPS).
L’obiettivo, rimarcato nella strategia nazionale sopra richiamata, è quello di “rendere l’Italia un paese dove persone di ogni genere […] abbiano le medesime opportunità di sviluppo e di crescita, personali e professionali, […] senza disparità di trattamento economico o dignità e possano realizzare il proprio potenziale con consapevolezza di una uguaglianza garantita e senza compromessi […]”. La strada sembra quella corretta: occorre investire su un’organizzazione aziendale inclusiva e rispettosa della parità di genere.
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