Mixer feb. 2021 – Il posto dei Pubblici Esercizi
Settantotto sono i giorni di chiusura in cui i Pubblici Esercizi italiani hanno dovuto abbassare serrande, primi ad essere chiusi e ultimi ad essere ri-aperti, impediti a servire anche un solo cliente, mentre questo stesso cliente poteva stare in fila in un supermercato. Inoltre, gli stessi Esercizi sono stati sottoposti ad uno stillicidio di provvedimenti nazionali, regionali e, in alcuni casi, locali: chiusura alle 24, anzi no alle 23, ancora no alle 22
e poi alle 18 e, infine, chiusura totale, ma solo nelle zone rosse e arancioni. Infine, le Feste Natalizie, raggiunte in un’altalena di indiscrezioni, ripensamenti e devastante incertezza, con il nuovo blocco totale arrivato solo in prossimità del Natale.
Per dirla con il famoso titolo di un libro di Gabriel Garcia Marquez, purtroppo, sembra un po’ la “Cronaca di una morte annunciata”, perché senza gli adeguati e immediati ristori, per tante, troppe aziende del settore sarà impresa impossibile reggere al binomio tra limitazioni e cambi profondi nel proprio modello di business. Rimangono nondimeno addosso due sensazioni poco gradevoli. La prima, più generale, è quella di un Paese stanco, stanco di reagire, persino di capire, che – spossato da incertezza e crisi – sta perdendo il senso e la rotta. La seconda, che riguarda i PE, ma ha conseguenze ben più ampie del mondo della ristorazione, è la perdurante impressione di un pericoloso e immeritato pregiudizio nei confronti del settore.
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