CONFCOMMERCIO, ECONOMIA ITALIANA SOFFERENTE. NECESSARIE LE RIFORME ANCHE ISTITUZIONALI

23 Marzo 2012

CONFCOMMERCIO, ECONOMIA ITALIANA SOFFERENTE
NECESSARIE LE RIFORME ANCHE ISTITUZIONALI

Consumi ai livelli del 1998 e prodotto interno lordo agli stessi livelli di quelli registrati nel 1999. Non poteva essere più impietosa l’analisi di Confcommercio sullo stato dell’economia italiana illustrata in apertura del Forum di Cernobbio. Il 2012 iniziato male non promette niente di buono. I consumi reali pro-capite dovrebbero collare del 2,7% , tornando ai livelli di 14 anni fa, con un Pil a –1,3%

per tornare nel 2013 almeno a valore zero con i consumi stimati a -0,8%. La crescita risulta sacrificata, secondo Confcommercio, per effetto delle manovre di correzione dei conti pubblici. Uno scenario che il presidente Confcommercio, Carlo Sangalli, non esita a definire preoccupante e lancia un altro allarme: la pressione fiscale effettiva che balza al 55%, toccando un record europeo e mondiale. «Andò peggio solo nel 1993 – sottolinea Sangalli – quando i consumi si ridussero del 3%. La politica colga l’opportunità del passaggio di una fase del governo Monti per porre le fondamenta di una nuova stagione della Repubblica. E lo faccia – esorta ancora Sangalli – attraverso scelte di riforma istituzionale e i riforma elettorale, che consentano di archiviare definitivamente tanto la stagione sterile del bipolarismo muscolare quanto il virus dell’antipolitica». l pacchetto robusto di riforme e di scelte per la crescita che deve essere messo in campo ha un nome preciso: economic compact. «Resta confermato – spiega ancora Sangalli – che senza più crescita ed occupazione, si fanno impervi tanto la sostenibilità, quanto il consolidamento dei processi di risanamento finanziario e di riduzione dei debiti pubblici. Del resto, il Presidente Monti lo ha detto benissimo: sui temi della crescita, i leader europei devono “metterci la faccia”. Questo è il punto: serve un’Europa e un’Italia che, sulle ragioni della crescita, ci metta la faccia. È una responsabilità comune: del governo, della politica, delle forze sociali».

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anno 2012

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