“Il vino, tra simbologia e disinformazione”

24 Febbraio 2025

Mario Draghi intervenendo all’evento di conferimento del premio ISPI 2024, ha dichiarato in merito alla leadership, che “quando si fanno le cose bisogna essere ottimisti; se si è pessimisti si sta a casa”, confermando il suo pragmatismo, oltre che il valore di un uomo del fare.

Se Draghi ha voluto precisare questo concetto è perché da tempo vige la “dittatura del pessimismo”, situazione certamente indotta anche da ragioni fondate, riprese tra l’altro anche dall’Arcivescovo di Milano Mons. Mario Delpini nella sua Pastorale natalizia, dove però ha anche richiamato i rischi di “una comunicazione che raccoglie la spazzatura della vita e la esibisce come fosse una costante, con una cronaca che ingigantisce il male e ignora il bene”, affiancata dai “mezzi social che veicolano narcisismo, volgarità e odio”, facendo un servizio nefasto alla verità.

La ricerca della verità, quindi, dovrebbe essere sempre prioritaria, non solo per non aggiungere danni e/o non invelenire la realtà, ma anche perchè il mondo è in continua evoluzione e quello di oggi non è peggiore del suo passato.

Le scoperte della medicina hanno migliorato e allungato la vita delle persone, il sistema scolastico ha educato e accompagnato, chi si è applicato, verso l’ascensore sociale, la fatica e le condizioni di lavoro sono decisamente migliorate, anche se permangono ancora sacche di sfruttamento e di lesione dei diritti primari, ma se ci guardassimo indietro, ci renderemmo conto dei progressi fatti, grazie alla genialità e ai sacrifici delle generazioni che ci hanno preceduto.

Il teologo e scienziato Theilard de Chardin (1881-1955) sosteneva che “il meglio finisce sempre per accadere e l’avvenire è migliore di qualsiasi passato”.

Il problema, quindi, è trovare il giusto atteggiamento per affrontare la realtà, da farsi con idee, proposte e onestà intellettuale, evitando gli inutili conflitti su tutto e provando a dare ordine e priorità alle cose.

In questo periodo, per esempio, è di grande impatto sul nostro settore il nuovo “Codice della Strada”, che ha introdotto nuove sanzioni finalizzate ad invertire la sempre preoccupante curva degli incidenti stradali.

Di fronte ad un provvedimento che ha toccato anche il consumo di alcol, senza però cambiarne i limiti, ma inasprendo solo alcune sanzioni, soprattutto per i giovani ed i neopatentati, e combattendo i casi di guida sotto effetto di droghe e l’uso dei telefonini al volante, si è scatenato un dannoso allarmismo, che (quello sì) ha ridotto il consumo di vino nei Pubblici Esercizi, per la confusione e il disorientamento trasferito ai consumatori, che nel dubbio hanno preferito evitare l’assunzione di alcol.

Si è quindi scatenata una tempesta perfetta sul mercato del vino, già in sofferenza da tempo, a causa della riduzione del 70% dei consumi pro-capite in poco più di 50 anni determinata dai cambiamenti degli stili di vita dei consumatori, dalle restrizioni imposte da alcune religioni o dall’allarme sulla salute che arriva dagli Stati Uniti, con l’ipotesi di etichetta anti cancro o l’introduzione di nuovi dazi che penalizzerebbero le nostre esportazioni.

Libiam ne’ lieti calici” cantato nella Traviata di Giuseppe Verdi, simbolo di gioia, di festa e di speranza, diventi anche lo straordinario slogan per un bere sempre più consapevole e ragionato e non il calice amaro da somministrare agli esercenti e all’importante filiera del vino italiano, evitando cioè le mortificanti distorsioni e i dannosi accanimenti.

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