“Buio e luce”
Nonostante i grandi esempi che ogni giorno raccogliamo dalle “buone notizie”, respiriamo sempre più un’aria contaminata, vivendo con l’anima e l’attenzione divisa tra buio e luce.
In queste settimane, da una parte, registriamo l’omicidio di un uomo, padre di 3 figli, che aveva cercato di rubare in un bar alcune schedine del “gratta e vinci” e, sorpreso dai titolari, è stato inseguito e poi ucciso con un paio di forbici, dimostrando che l’esasperazione della paura, si trasforma facilmente in rabbia e aggressività, portando ad uccidere una persona che aveva certamente sbagliato, ma che non era armato e che bastava solo consegnare alle Forze dell’Ordine.
Dall’altra parte, abbiamo assistito commossi all’addio di Sammy Basso, affetto da patologia grave (progeria, la sindrome da invecchiamento precoce), morto a 28 anni e che ha vissuto la sua breve vita seminando valori, facendo del suo corpo aggredito dalla malattia e della sua dolorosa esperienza di vita, un esempio luminoso, con meravigliosi genitori che lo hanno accettato come un dono, sempre fieri del loro capolavoro, quando per molti di noi probabilmente sarebbe stato considerato uno “scarto”.
E ancora, da una parte, il compositore Giovanni Allevi, che vive la sua grave malattia oncologica e i relativi dolori che “grazie alla musica e alla preghiera, trasforma in luci” e, dall’altra, i troppi pregiudizi, la cattiveria e l’avidità che ci tolgono umanità e ribaltano le vere priorità.
E’ intollerabile, ad esempio, che in un’epoca in cui la burocrazia ci inonda di adempimenti (e costi) sulla privacy, si verifichino continue violazioni di banche dati di persone, aziende o istituzioni, con la pericolosa crescita di attività di dossieraggio e di un gigantesco mercato di informazioni riservate, illecitamente acquisite e poi vendute per essere usate a scopo estorsivo e ricattatorio o per condizionare, influenzare o danneggiare altre persone.
Oppure, per stare ad un altro problema ben conosciuto dai Pubblici Esercizi, come quello della buona immigrazione, dalla quale pescare per rinnovare e rafforzare i nostri organici, che continua a essere gestito portando soprattutto ideologie, senza invece valutare i dati e capirne le implicazioni.
Secondo l’Eurostat, l’Italia è il paese più vecchio dell’UE, con un’età media superiore ai 48 anni, con la più alta percentuale (24%) di over 65 anni e con gli stranieri che producono l’8,80% del PIL nazionale (dal Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione della Fondazione Moressa, ndr).
E’ evidente che sia necessaria una riforma coraggiosa dell’immigrazione, in grado, cioè, di disegnare un sistema capace di favorire l’ingresso regolare della manodopera straniera e garantire l’inclusione sociale, intervenendo su regole e procedure dimostratisi inefficienti, andando oltre gli schieramenti ideologici e le paure collettive e individuali.
Julio Velasco, argentino naturalizzato italiano, allenatore della squadra di volley femminile medaglia d’oro alle Olimpiadi parigine, chiamato a commentare questi temi, ha proposto provocatoriamente il suo “ius tutto”, proprio per acquisire più facilmente la cittadinanza italiana a chi è nato, vive, studia o lavora in Italia, evidenziando anche l’ipocrisia che caratterizza oggi questi passaggi istituzionali, aggiungendo che “Quando conviene, i figli di migranti diventano italiani” riferendosi al facile riconoscimento della cittadinanza italiana a tanti sportivi delle diverse nazionali italiane di origine straniera. Un campionario, cioè, degli italici difetti!