“Accendere la lampadina”
L’economista multidisciplinare e patriota Carlo Cattaneo (1801-1869) scriveva che in ogni cosa “prima del capitale, è l’intelligenza che comincia l’opera”, perché offre gambe e contenuti alle idee, precisando che il principale fattore della produzione è la conoscenza, la competenza, il saper fare.
Così, ricercando la scintilla all’origine di qualunque storia imprenditoriale di valore durevole, non troviamo, quasi mai, il capitale, ma ci imbattiamo in qualcuno che ha un’idea e un saper fare attraverso cui rispondere in modo diverso e più efficace a problemi esistenti.
Oggi la finanza è a caccia dei cosiddetti “unicorni”, le startup il cui valore è destinato a superare il miliardo e che non sono ancora quotate in borsa: una rarità anche dal punto di vista statistico (1 su 2,5 milioni di casi, con in media 7 anni di incubazione).
La nostra storia economica, però, è piena di storie imprenditoriali partite dalla genialità e dal talento di persone comuni: l’elettricista Edison, l’ingegnere Olivetti, il meccanico Benz, Il garagista Honda, il commesso Benetton, il tipografo Rizzoli o il martinitt Del Vecchio, tanto per fare qualche esempio.
Storie cioè, straordinariamente illuminanti ed affascinanti di persone capaci di aggregare intorno alla conoscenza (e alla passione), gli altri fattori della produzione, costruendo gioielli d’impresa.
L’intelligenza è un dono che va coltivato: lo studio e l’applicazione sono gli attrezzi per coltivarlo e la scuola è indubbiamente il campo ideale per farlo.
In una bella tesi di laurea in “Scienze della Formazione Primaria”, una studentessa di Brescia paragona la scuola al supermercato, perché dovrebbe essere progettata per favorire l’autonomia dello studente/cliente, con il self-service, la cassa automatica, la possibilità di chiedere un aiuto se necessario, e gli scaffali organizzati per incentivare il desiderio all’acquisto e il ritorno nel punto vendita.
In particolare, così come il supermercato viene studiato attentamente per agevolare la cosiddetta “architettura delle scelte” (influenzando cioè il comportamento delle persone in modo prevedibile, senza proibire altre scelte o costringere l’acquisto), così la scuola dovrebbe essere in grado di incentivare le scelte utili, cosa molto diversa dall’obbligarle, stimolando la curiosità, l’acquisizione di nuove competenze e anche il ritorno in aula.
In questa direzione speriamo possa andare la Riforma della Scuola del Ministro Valditara, che è intervenuta profondamente nella filiera tecnico-professionale, con l’obiettivo di rafforzare la funzione educativa e di orientamento della scuola, riscrivendo anche le linee guida per l’insegnamento di una materia con potenzialità importanti per l’impatto personale e sociale: educazione civica.
Solo l’educazione, infatti, è in grado di incidere sul destino dei nostri ragazzi, aiutandoli a prendere autonomamente scelte capaci di cambiare in meglio la loro vita, che non significa solo trasferire competenze tecniche o contenuti scolastici, ma che deve coinvolgere la persona nella sua totalità: testa, cuore, relazioni.
Enrico Letta, nel suo “Rapporto al Mercato Interno UE” che la Commissione Europea gli ha commissionato, in aggiunta alla libera circolazione di merci, servizi, persone e capitale, introduce una 5° libertà fondamentale: la libertà di ricerca, di innovazione e di istruzione, indispensabili per far crescere il Capitale umano, fattore strategico in ogni epoca.
Solo illuminando la strada per le nuove generazioni possiamo stimolare i giovani ad “accendere la lampadina” su autentici e duraturi progetti di vita, per dare luce al futuro del nostro Paese.