“Olimpiadi e Scuola: officine di valori”
Il ricordo delle Olimpiadi di Parigi, ricche di soddisfazioni per lo sport italiano che ha fatto il suo record di medaglie, mette in rilievo anche i tanti insegnamenti che queste manifestazioni lasciano, in particolare ai ragazzi, che hanno appena ricominciato un nuovo anno scolastico, contagiati dal forte valore educativo che la pratica sportiva trasferisce.
Le Olimpiadi, frequentate dai giganti della volontà come qualcuno giustamente ha definito gli atleti, hanno messo in mostra i grandi valori che lo sport fa germogliare dentro le nuove generazioni, stimolando non solo l’impegno, la serietà e la dedizione per un obiettivo, ma anche l’idea che non abbiano senso senza onestà, lealtà, amicizia, condivisione, essenza del cosiddetto “spirito olimpico”.
Esemplare al riguardo il commento di Benedetta Pilato, 19enne nuotatrice italiana, quarta nella finale dei 100 rana, che in lacrime dopo la gara, spiazza tutti dicendo: “… sono lacrime di gioia … sono troppo contenta … è stato il giorno più bello della mia vita …”, dimostrando che vincere le proprie battaglie è ben più importante dell’esito della gara.
Roger Federer, straordinaria leggenda del tennis, nella sua seconda vita professionale, sta cercando, con la sua Fondazione, di dare prospettive ai ragazzi poveri attraverso l’istruzione, promuovendo questi valori mutuati dallo sport e questo modo di interpretare la “vittoria” con un significato più ampio del semplice risultato sportivo. In un suo intervento all’Università di Dartmouth (USA), il campione svizzero ha detto ”La vita è più grande di un campo da gioco e la verità è che, qualunque gioco giocherete nella vita, a volte vi toccherà perdere”, dando così un significato valoriale anche alla sconfitta, che fortifica i caratteri, insegna ed educa ad evitare gli sbagli, fa crescere esperienza, aggiunge forza, determinazione e motivazioni per correggersi.
Michael Jordan, il talento del basket americano, ricordava ai giovani “ho contato i tiri che ho sbagliato: 9 mila. Sono quelli che mi hanno fatto diventare Jordan!”.
E alla stessa conclusione arriva anche chi ha lavorato nella vita, costruendo aziende e attività, magari con percorsi accidentati: per vincere, bisogna anche imparare a perdere e saper vincere significa non aggrapparsi semplicemente ad un risultato oggettivo o riconosciuto esternamente. Vincere è un impegno che ci prendiamo con noi stessi di dare il nostro meglio. Il fallimento non è uno stigma, ma un’occasione: l’unica vergogna è non imparare nulla!
L’augurio, quindi, da fare ai ragazzi e alle ragazze che hanno ripreso le lezioni, è proprio quello di formarsi come veri “sportivi”, non nella pratica (che comunque farebbe benissimo, anche quando non porta alle Olimpiadi!), ma nell’approccio alla vita. L’augurio è che la Scuola sappia essere il luogo dove riempire la “scatola degli attrezzi” per la propria vita, acquisendo le conoscenze utili per costruire un percorso umano e professionale vincente, proprio perché capace di mettere la vittoria nella giusta prospettiva: una prospettiva umana, che si nutre di relazioni reali e di gioia di vivere.
Sven Goran Erikson, l’allenatore gentiluomo, ha voluto dedicare gli ultimi mesi della sua vita di malato oncologico, a rincuorare le persone conosciute, lasciando questa eredità valoriale: “Prendetevi cura di voi stessi, prendetevi cura della vostra vita e vivetela. Fino in fondo”.
Questo commovente inno alla vita è la sintesi delle responsabilità e dell’impegno sui quali ha significato investire.