Mixer apr. 24 – Il coraggio nelle scelte
Don Maurizio Patriciello, parroco di frontiera a Caivano, in provincia di Napoli, si batte da anni per la legalità sfidando la criminalità organizzata, in un territorio dove nel vuoto dello Stato si è insediato l’Antistato, con tutto il suo strascico di lutti, miserie, malaffare, degrado morale e sociale.
Di fronte alle minacce anche di morte, Don Maurizio, però, non ha fatto come Don Abbondio che ne “I Promessi Sposi” risponde tremante “…il mio dovere io ho sempre cercato di farlo, ma quando si tratta della vita…”. Don Patriciello rischia la vita ogni giorno, denunciando i “bravi” moderni, opponendosi alla cultura diffusa dell’illegalità e tenendo così viva la speranza per gli abitanti di quel martoriato territorio.
Le scelte “rischiose” sono fondamentali per cambiare, e più grande impatto generale quelle scelte hanno, più grande sacrificio personale implicano (senza arrivare alla vita, anche semplicemente in termini di consenso). Un sacrificio che in molti non hanno il coraggio e la voglia di fare. Basti pensare all’atteggiamento compiacente della politica che, di fronte alle proteste di certe categorie, preferisce soluzioni che considerano sempre più la capacità di mobilitazione degli interlocutori, piuttosto che il merito e le conseguenze delle scelte, con l’effetto poi che i costi anche economici delle comode decisioni li paga il Paese. Li paga sia in termini di disagi, inefficienze e disservizi, sia scaricando su altre categorie i costi di interventi cancellati, rinviati o riformulati, facendo passare messaggi distorti su temi importanti come l’ambiente, la concorrenza o la tenuta del bilancio pubblico.
Basti pensare alla recente mobilitazione degli agricoltori, che ha portato allo stralcio, al ritiro o al rinvio di tutti i provvedimenti contestati, come l’aggiornamento dei limiti di emissione di CO2 o l’uso di agrofarmaci o antiparassitari o l’esenzione dell’IRPEF agricola. Senza voler invadere campi altrui, non va trascurato il tema dell’efficienza del settore, frammentato nella sua composizione, dove operano 1.059.204 (dato Istat) aziende agricole, che vivono anche grazie ai sussidi, ma giustificare queste scelte con la questione dei prezzi, considerati insufficienti a remunerare le produzioni agricole, è pericoloso.
Perché, se i prezzi sono troppo bassi per gli agricoltori e troppo alti per i consumatori, l’equazione Distribuzione (o Ristorazione)=Speculazione diventa inevitabile, con la conseguenza che, alla fine, il conto lo pagheranno quasi sicuramente il commercio e l’horeca, non solo perché il portafoglio da cui si attingono le risorse è unico, ma perché i nostri settori non hanno la stessa capacità (e tradizione) di mobilitazione.
discussione finiscono, quindi, i nostri settori, additati come quelli che fanno speculazione e profitto, sottovalutando i dati drammatici della desertificazione commerciale e trascurando i valori del lavoro, della prossimità, della socialità e della vivibilità dei luoghi, che queste attività portano, valutati, utilizzati e comunicati evidentemente con due pesi e due misure. E, con due pesi e due misure, i nostri settori rischiano di venire poi regolati, come quando si cerca di introdurre regimi differenziati di regole -amministrative e fiscali- tra gli operatori, che prevedono l’esercizio delle nostre attività senza i medesimi titoli abilitanti.
Il bravissimo Alessandro Baricco, raccontando in TV la sua malattia (leucemia, ndr) con unaserenità disarmante (anche per chi considera i guai fisici una conseguenza inevitabile con l’avanzare dell’età), ci ha dato una grande lezione, invitandoci a contrastare i mali senza aggiungerepesi ed infelicità anche nelle situazioni più complesse e ricordandoci, inoltre, che la paura è una merce facile da vendere dove non c’è il coraggio, che si alimenta sul desiderio e la voglia di fare (e di vivere).
Questa testimonianza commovente arriva da un personaggio pubblico che sta vivendo le ansie e le preoccupazioni che la malattia induce, nella quale comunque riesce ad alimentare la speranza in una prospettiva migliore: ancora una volta una storia personale, che non è la scusa per un egoismo alla Don Abbondio, ma è l’occasione per fare meglio alla Don Maurizio.
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