Pubblici esercizi a dialogo con il generale Garofano
«È il dialogo lo strumento più potente da coltivare per contrastare i fenomeni di illegalità e mantenere i livelli di sicurezza»
TRENTO. Era gremita la sala dell’Auditorium Unione che ieri sera ha ospitato il primo dei Dialoghi dell’Associazione pubblici esercizi del Trentino dedicati al tema della sicurezza ma, più in generale, ai pubblici esercizi come luoghi dove vivono e conversano le comunità, soggetti economici e presìdi di legalità. Relatore d’eccezione il gen. Luciano Garofano, già comandante dei Ris di Parma oggi consulente e divulgatore delle tecniche investigative con approccio scientifico.
Sala gremita di soci ma anche di numerose autorità, di rappresentanti delle forze dell’ordine, amministratori e cittadini che hanno ascoltato per quasi due ore il dialogo tra il gen. Luciano Garofano, considerato in Italia tra i padri delle moderne tecniche investigative scientifiche, e Cristina Sartori, grafologo giudiziario e consulente investigativo. Il tema dell’incontro – inserito all’interno di un percorso di “dialoghi” suggeriti dall’Associazione sui temi di particolare importanza per gli imprenditori trentini – è stato la sicurezza all’interno dei pubblici esercizi. Dopo un excursus sulla sua esperienza professionale e formativa, Garofano ha fornito numerosi spunti alle questioni raccolte tra gli associati nei giorni precedenti l’evento. Ciò che preoccupa gli imprenditori è la difficoltà nel gestire alcune situazioni come furti, spaccio, microcriminalità in genere: i numeri del fenomeno – è stato ribadito – non sono in crescita ma si collocano in un contesto sociale differente rispetto al passato: «Dobbiamo comprendere – ha detto il generale – che
la sicurezza non è una questione che riguarda gli altri ma ciascuno di noi è tenuto a collaborare per mantenere vivo e sicuro il territorio che abita e frequenta. In questo senso, è il dialogo l’arma più forte per contrastare fenomeni di illegalità: in Trentino il tessuto sociale ed economico è sano, quindi si può lavorare per mettere in campo buone pratiche che sviluppino una sempre maggiore collaborazione tra cittadini, esercenti, forze dell’ordine, amministratori».
In Italia c’è un pubblico esercizio ogni 200 abitanti: una risorsa unica che fa dei locali pubblici, oltre ad un importante soggetto economico, un luogo dove si fa comunità e un presidio di socialità, dove è possibile quella “vigilanza sociale” che assicura vivibilità e tempestività nell’affrontare le criticità. Lo dimostrano i numerosi esempi di bar e altri esercizi che diventano punto di riferimento per le persone di tutte le età, offrendo un luogo sicuro e accogliente dove incontrarsi, scambiare opinioni e sentirsi parte di una comunità. Un ruolo fondamentale, soprattutto nelle località meno centrali e nelle periferie delle città, dove i servizi pubblici sono meno diffusi che altrove.
«L’incontro – spiega la presidente dell’Associazione Fabia Roman – si inserisce in un contesto di particolare attenzione ai fenomeni della sicurezza e della legalità; un tema che ci sta particolarmente a cuore come associazione, da sempre, poiché rappresentiamo le attività “fronte strada”, soggetti che partecipano in modo determinante alla vita sociale delle nostre comunità e ma anche realtà economiche che danno vitalità al mondo del lavoro, del turismo, dell’industria del divertimento e della socialità».
La presidente Roman ha ribadito la volontà di proseguire lungo la strada di una collaborazione sempre più fitta con le forze dell’ordine; una collaborazione che è già strenua e feconda, come dimostra il protocollo Sicurezza Vera dedicato alla violenza di genere.