Mixer feb. 24 “Non si può essere buoni a metà”
Il Punto di Lino Enrico Stoppani – presidente Fipe-Confcommercio
“Non si può essere buoni a metà”: così diceva il campione di sport e di vita Giacinto Facchetti. È una massima luminosa che indica una strada chiara e semplice: non esiste un approccio selettivo all’etica, dove talvolta ci si comporta
bene e altre volte si prendono scorciatoie; il bene non è fatto di sfumature di grigi, ma richiede un’interezza di opere e intenti, una coerenza che andrebbe ricordata a coloro che pretendono e richiamano buoni comportamenti, senza poi testimoniarli con il loro esempio.
Questa coerenza, d’altro canto, ha anche una ricaduta molto concreta: crea fondamenta solide per le relazioni interpersonali e contribuisce alla costruzione di comunità più forti. Tuttavia, questa coerenza non sembra così facile da riscontrare nel nostro Paese, che soffre di una zoppia morale, la quale trascina poi i grandi problemi economici, sociali, culturali ed educativi che si manifestano anche nelle piccole cose della quotidianità.
Lo vediamo bene dall’osservatorio privilegiato delle nostre attività di Pubblico Esercizio, dove frequentemente raccogliamo e registriamo aggressività, malumori, pretese e anche maleducazione, da gestire con
la pazienza e la responsabilità che il mestiere insegna, ma che rappresentano un termometro dell’umore sociale che non si esaurisce certo al tavolo del ristorante.
Curioso, infatti, come i recenti dati 2022 di ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile) dicano che in Italia non si è mai litigato così tanto a bordo degli aerei, con episodi raddoppiati rispetto al 2019 e sestuplicati nel confronto
con il 2015, con una crescita esponenziale anche del numero dei viaggiatori indisciplinati.
E persino la ‘Prima alla Scala’, anziché celebrare la maestosità di un’eccellenza italiana di cui andare orgogliosi, è diventata l’occasione di scontro politico sulle presenze nel Palco Reale. Infine, è emblematica
della diffusa voglia di litigiosità anche la vicenda di Chiara Ferragni, inciampata pesantemente sul Pandoro, con il pubblico riconoscimento dell’errore riparato anche con un’importante donazione risarcitoria, nei
confronti della quale è continuata a lungo la crocefissione mediatica.
Non stupisce quindi che, a fine 2023, il 57° Rapporto CENSIS abbia tratteggiato un’Italia piena di contraddizioni, descritta come una società di “sonnambuli e ciechi dinanzi ai presagi”, dove prevale il rancore rispetto alla necessità di ricercare un modus vivendi fatto di collaborazione, rispetto e responsabilità, viste anche le difficoltà di contesto. Il ‘rancore’ peraltro non è affatto sentimento neutro in economia, generando in particolare due conseguenze: da una parte, produce inefficienze laddove cooperazione e negoziazione ne vengono ostacolate, dall’altra, inibisce importanti opportunità di collaborazione, quell’apertura, insomma, che è il moltiplicatore di ricchezza del mercato.
Certamente non pensava al mercato l’Arcivescovo di Milano, Mario Delpini, quando nella sua Pastorale alla Città ha richiamato a recuperare coraggio e fiducia per realizzare “alleanze costruttive”, necessarie per superare l’epidemia della paura, che confonde le idee e semina pessimismo, isolando le persone e alimentando mediocrità e rassegnazione. Tuttavia, il principio rimane valido anche per chi fa impresa: servono “alleanze costruttive”, saldate con la capacità (e la pazienza) di trovare quello che unisce per fare quello che è meglio per tutti. Se è vero che non si può essere buoni a metà, è altrettanto vero che – insieme – ognuno può fare bene almeno il doppio.