Conferenza di sistema Confcommercio 2023
Sintesi delle attività del Vice-Presidente Vicario Lino Enrico Stoppani
VOI Tanka Resort (Villasimius – Ca) 28-30 settembre
Anche per questa edizione della Conferenza di Sistema mi è stato affidato il compito di fare la sintesi delle attività, presentando sia gli spunti e i contenuti essenziali delle diverse sessioni dei lavori, che il posizionamento della Confederazione sui temi oggetto degli approfondimenti.
Prima di entrare nel merito, va però sottolineato il doppio cambio nella programmazione dei lavori rispetto al passato.
Il primo cambiamento è la maggiore attenzione riservata a temi generali -Geopolitica, Città e Comunità, la Rappresentanza declinata nei filoni “Comunicazione” e “Resilienza” -, limitando i temi affrontati nei Gruppi di Lavoro a sei argomenti ritenuti prioritari e attuali: Lavoro, Sovranità Energetica, PNRR, Blue Economy, Turismo/Cultura e le novità sull’IVA.
Il secondo cambiamento sta nell’affiancamento del “fabbricante di lampadine” -Prof. Giampaolo Rossi- che ha avuto l’incarico di “illuminare” l’analisi e gli esiti dei Gruppi di Lavoro, estraendone, con l’ausilio anche dell’Intelligenza Artificiale, i concetti chiave; attività che peraltro semplifica, integra e favorisce il mio lavoro di sintesi.
Proprio grazie a questo contributo, e caricandomi la responsabilità propria del Vicepresidente vicario, cercherò di soffermarmi meno sul mero lavoro di sintesi e di concentrarmi più sull’indicazione del posizionamento della Confederazione riguardo agli argomenti affrontati, prendendo spunto anche da atti, dichiarazioni o iniziative della Confederazione su questi ambiti.
I temi affrontati sono stati certamente complessi e per utilizzare un termine usato nelle sue lezioni dalla professoressa Lucrezia Reichlin, relatrice nella sessione sulla Geopolitica, i contenuti dei diversi panel ci mettono nelle condizioni di esercitare il “now-casting”, che è l’arte delle previsioni economiche a breve termine, attivitàpiù complessa addirittura di quella sul meteo.
E’ una capacità indispensabile in economia, ma che ha un valore importante anche per chi, come noi, si occupa di rappresentanza e di politica (sindacale).
Così, gli argomenti della sessione “Permacrisi: geopolitica e inflazione, ecologia e tecnologia, etica d’impresa” hanno tratteggiato i contorni dell’epoca in cui viviamo, fornendo le coordinate spaziali, temporali e valoriali del presente in cui ci muoviamo.
Quella che si sta vivendo, infatti, è una nuova era, con una nuova coscienza generata dalla pandemia, dai conflitti, da nuove spinte protezionistiche, dagli spostamenti dei tradizionali blocchi economici, politici o militari, con un conseguente scontro di civiltà che sta ridisegnando un nuovo ordine mondiale, dove l’Occidente, e in particolare l’Europa, rischiano il ridimensionamento del loro ruolo, storicamente egemone.
Basti pensare alla messa in discussione di alcune catene globali del valore, per esempio quella sui semiconduttori, che hanno generato dipendenze nelle filiere produttive o al ridimensionamento del ruolo della Cina come “fabbrica del mondo”, con la grave crisi del settore immobiliare che ha gonfiato il suo boom economico, oppure ancora al dividendo demografico dell’India, con i suoi 250 milioni di giovani tra i 15 e 24 anni, grazie ai quali andrà probabilmente ben oltre la Luna che ha recentemente conquistato.
E, ancora, le coordinate spazio/temporali del nostro mondo si stanno ridefinendo, tra l’Opa sul calcio dell’Arabia Saudita, ultimo colpo della strategia globale di un Paese che mira ad assumere il ruolo di superpotenza regionale sull’area del Medio Oriente e del Nordafrica, fino al crollo del rublo, che ha sfondato la simbolica quota 100 sul dollaro, a dimostrazione che le guerre costano.
Tutto questo succede mentre si assiste al declassamento del debito pubblico americano dalla storica tripla A, sintomo di malessere nell’economica statunitense, con il parallelo avvio del processo di “dedollarizzazione” dei legami economici tra i paesi BRICS, mentre nuova instabilità politica esplode in molti paesi africani, dove le difficoltà di quei popoli è cavalcata da chi ambisce a controllare snodi strategici di interessi e risorse.
Infine, ad aggravare la situazione, la crisi climatica che non lascia dubbi o speranze sul termometro del Pianeta Terra e che impone di rivedere le priorità, per traguardare una prospettiva di sviluppo sostenibile e inclusivo, verso un nuovo modello di etica d’impresa sempre più ESG-oriented.
Questo è il presente; questo è il mondo in cui viviamo, che impone una riflessione sindacale che parta dalla Confederazione, ma che poi sia in grado di attecchire sui Territori e nelle Categorie.
Da questo punto di vista, la nostra Confederazione può certamente spendere ancora meglio il suo dividendo di socio ISPI, non solo perché il modo di ragionare delle Imprese è sempre più internazionale, ma anche perché i problemi -inflazione, energia, concorrenza, regolamentazione- non nascono, e non hanno soluzione, in un contesto locale.
A questo si deve aggiungere il necessario rafforzamento della nostra dimensione sindacale europea, consapevoli che in un mondo suddiviso in blocchi geopolitici, le decisioni sono e saranno sempre più prese a livello continentale.
Al riguardo le prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo (giugno 2024), che, come ricordava il Segretario Generale Luigi Taranto, affronteremo con un cielo nuvoloso, dovranno trovare Confcommercio pronta a raccogliere istanze, cambiamenti e aspettative delle imprese da affidare alla responsabilità della Politica nella sempre più strategica dimensione continentale. Non posso peraltro non ricordare che per la prima volta, la Commissione europea nominerà un rappresentante speciale per le Piccole e Medie Imprese.
La capacità di analisi del presente, ha portato i temi della rigenerazione urbana al centro dell’azione associativa e per questo vi è stata dedicata la plenaria “Città bene comune – il Progetto CiTIES”.
Da tempo, il Presidente Sangalli ci ricorda che dalla rappresentanza economica “nelle” città, siamo diventati la rappresentanza economica “delle” città, con tutta la differenza che questa preposizione comporta, perchè lo spazio urbano è diventato “bene comune”.
Lo storico modello italiano di socialità e organizzazione urbana è stato d’altra parte messo in crisi dall’avanzante desertificazione commerciale, che ha numerose concause, che ha prodotto degrado urbano, disagio sociale, insicurezza, invivibilità nelle città.
Confcommercio monitora queste dinamiche con un Osservatorio dedicato e, più recentemente, ha realizzato un articolato progetto sul tema, il progetto CiTIES appunto, che considera le città come il luogo dove esprimiamo non solo la nostra identità economica, ma anche pienamente la nostra funzione sociale, inserendo la libera iniziativa privata nel contesto della comunità e dello spazio pubblico, inteso come “bene comune”.
Così, se lo spazio urbano è “bene comune” perché luogo d’eccellenza per la costruzione delle comunità, allora deve anche diventare destinatario di politiche di presidio del territorio, di rigenerazione, di cura, di sostenibilità, di mobilità, di ricerca di nuova bellezza e di rivitalizzazione e promozione dell’economia cosiddetta di prossimità, come aspetto fondativo e qualificante delle città.
Confcommercio sente fortemente questa responsabilità civica, proponendo di lavorare “insieme”, attraverso un sistema di nuovi partenariati pubblico-privato, che attivino politiche integrate di sviluppo sostenibile delle aree urbane.
Come sappiamo bene, non basta tuttavia fare, bisogna anche raccontare efficacemente.
Ed è con questa considerazione che arrivo alla terza plenaria: “Comunicare per rappresentare”, che sintetizza come “il lavoro della rappresentanza” necessiti anche di una adeguata rappresentazione.
L’obiettivo della “Comunicazione” non è solo quello di rendere noto o diffondere informazioni o notizie, ma anche quello di condividere e rendere partecipi i soggetti a cui la comunicazione è destinata, di iniziative, proposte o posizioni.
Questi obiettivi vanno perseguiti con modalità e strumenti della comunicazione che appaiono profondamente cambiati, così come mutato profondamente (e irreversibilmente) è il contesto nel quale la comunicazione si dispiega: è mutata la struttura dei partiti, è aumentata la concorrenza tra lobby, sono intervenuti nuovi soggetti che gestiscono le informazioni, influenzando così anche l’agenda della rappresentanza.
In questo modificato contesto, Confcommercio si trova dentro un processo di continuo adattamento del suo modello di Comunicazione, sia verso l’esterno, con più analisi, posizionamenti e proposte per accrescere la sua autorevolezza e la sua credibilità, in particolare verso gli Associati e il decisore politico; l’altra verso l’interno -il nostro Sistema- nel tentativo di far emergere la complessità, la varietà e l’evoluzione della nostra rappresentanza, allargata a tutto il Terziario di Mercato, con la nascita del coordinamento sulla cultura, il rafforzamento del settore dei trasporti, del turismo e delle professioni.
Stefano Bartezzaghi, definito “principe dei giocatori di parole”, autore del “Galateo della Comunicazione”, ha confermato, giocando con le “parole incrociate” che le parole non solo raccontano la realtà, ma contribuiscono a definirla, a formarla.
“Custodire le parole”, ci ha raccomandato Padre Occhetta, perché i semi delle parole possono far germogliare i sogni del mondo.
A proposito di parole, da custodire e curare, la variazione del nome della Confcommercio, oggi “Confcommercio Imprese per l’Italia”, non è stata una scelta di forma, ma di sostanza, perchè la denominazione integrata ben esprime l’evoluzione della sua rappresentanza, ramificatosi ormai in tanti comparti, pur mantenendo la propria missione di fondo.
E qui arrivo alla sessione sulla “Resilienza dei Corpi Intermedi”, che ha analizzato gli strumenti e le funzioni a disposizione del mondo della rappresentanza per contribuire alla crescita economica e sociale del Paese.
Come abbiamo spesso ricordato, l’importanza dei Corpi Intermedi è stata riconfermata e riconosciuta nei drammatici momenti dell’emergenza, nel corso dei quali abbiamo recuperato e rafforzato una nuova consapevolezza e raccolto un rispetto più profondo circa il valore della Rappresentanza.
Del resto, come ci ha ricordato il Presidente Sangalli, “fare rappresentanza è come fare carità: ha bisogno non di protagonismo ma di testimonianza, valorizzata dai buoni esempi”.
Ciononostante, non si è totalmente arrestata l’ondata critica nei confronti del mondo della rappresentanza. Con il rinvio al Cnel della questione del salario minimo, infatti, qualcuno ha letto addirittura una sorta di “ultima chiamata” per le parti sociali, prefigurando, se non si risolverà il problema del lavoro povero, l’ipotesi di un loro commissariamento, affidato o alla politica, attraverso il salario minimo per legge, oppure alla magistratura, con le sentenze che aggiorneranno il concetto di giusta retribuzione.
E’ il pregiudizio che ritorna, come quando si parla di “concorrenza frenata dall’Italia corporativa”, dove emerge la difficoltà a far comprendere e dare valore al ruolo civico e alla responsabilità sociale che i Corpi Intermedi esprimono.
Ruolo civico e responsabilità sociale che Confcommercio traduce in tanti modi: favorendo partecipazione, ascoltando e intercettando bisogni, contribuendo alla formulazione e alla attuazione delle politiche pubbliche, investendo sul welfare privato per costruire una sicurezza sociale fondata sul lavoro.
Una Rappresentanza a pieno titolo “4.0” che deve essere capace di combinare l’interesse nazionale, con quello di imprese, reti e filiere, che si misura con la rivoluzione digitale, con il mutamento dei confini settoriali, con la globalizzazione degli scambi, con le permacrisi e tanti altri fenomeni di contesto richiamati nei contributi raccolti nella Conferenza.
* * *
Sviluppata, quindi, la prima parte sulle sessioni plenarie, con alcune chiavi interpretative di fenomeni che producono effetti anche sul presidio sindacale, riprendo i temi affrontati nei Gruppi di Lavoro, e considerando che la sintesi è stata appena presentata “dall’elettricista”, proverò ad andare oltre, nel tentativo di individuare delle metriche per misurare la nostra capacità sindacale, anche prospettica, sui temi affrontati.
PRIMA METRICA: PRESIDIO DEL LAVORO
“Per una società attiva: recuperare il valore del lavoro”
Questa sessione ha cercato di coniugare il concetto di “società attiva”, un modello di società improntata sul merito, sulla competitività e sulle persone, con la necessità di “recuperare il valore del lavoro”.
Eppure, sul tema il Prof. Luciano Floridi ha lanciato una suggestione, affermando che l’uomo investe in tecnologia per due obiettivi: non lavorare, non pensare.
Invece, per tante persone il lavoro continua ad essere fonte di soddisfazione per le possibilità (economiche e di inserimento sociale) a cui dà accesso, mentre per tante altre è un ostacolo, quando non permette la conciliazione tra la quotidianità lavorativa e i valori collegati alla qualità della vita.
La trasversalità e la diffusione di fenomeni come la “carenza di personale”, la scarsa attrattività dei mestieri, le “grandi dimissioni” tra i giovani, i tassi record di disoccupazione giovanile (3° posto in Europa), il primato (con la Romania) dei NEET (Not in Education, Employment or Training), i preoccupanti tassi di dispersione scolastica (solo quella esplicita è al 12%), dimostrano che i grandi nodi del lavoro in Italia sono arrivati al pettine.
In parte, questi dati si spiegano con la bassa crescita dei salari medi in Italia, ma rimane il movente della questione culturale, che ha trasformato il “senso del lavoro”, come lo definisce l’antropologo David Graeber intendendo il significato soggettivo che ciascuno dà del lavoro, che sta portando le persone a voler personalizzare tutto secondo le preferenze individuali e, quindi, a voler decidere come e quando lavorare, con quali modalità e a quali condizioni economiche.
Con la conseguenza che, se queste aspettative vengono disattese, si porta a considerare il proprio lavoro inutile, con i disvalori che ne conseguono.
Il lavoro è, invece, essenziale per la dignità della Persona, perché costruisce e forgia caratteri, permette il raggiungimento delle ambizioni, dà spazio alle qualità, rafforza l’identità umana, gratifica la coscienza e la consapevolezza di ogni Persona e consente l’accesso all’ascensore sociale.
“Recuperare il valore del lavoro” significa tutte queste cose, per seminare e coltivare i “talenti, le fortune e l’impegno” che in tema di etica d’impresa ancora Padre Occhetta ci ha raccomandato di perseguire.
I prossimi mesi saranno dedicati ai rinnovi di numerosi CCNL che afferiscono al Sistema confederale, riprendendo il complesso confronto con le OO.SS., stretti fra le istanze delle imprese e i bisogni dei lavoratori, dove lo sforzo comune deve essere indirizzato al recupero della produttività.
In questo difficile contesto devono saper interpretare il loro importante ruolo i due grandi attori del Mercato del Lavoro, lo Stato e le Parti Sociali, ora in parte distratte dal “salario minimo per legge” e dalle discussioni sul “Reddito di Cittadinanza”, che tolgono spazio alla ricerca di soluzioni per un lavoro pagato il giusto, un lavoro decoroso e un lavoro sicuro, che accresca, cioè, benessere individuale e valore imprenditoriale, rafforzando anche i presidi di legalità.
SECONDA METRICA: SOVRANITA’ ENERGETICA
“A proposito di “sovranità energetica”: diversificazione ed impulso all’autoproduzione e all’efficienza energetica
La necessità di una sovranità energetica per l’Italia è emersa nella sua gravità e urgenza con l’impennata dei prezzi dell’energia, che ha trascinato problemi aggiuntivi in termini di inflazione, competitività e rischi di fornitura.
La nostra iniziativa “Bollette in Vetrina”, di forte impatto mediatico, aveva trasmesso in modo efficace i danni, i disagi e la forte preoccupazione delle Imprese rappresentate.
A distanza di tempo, nonostante il trend dei valori delle materie prime energetiche abbia imboccato un percorso di progressiva normalizzazione, i prezzi delle forniture permangono ancora su livelli eccezionalmente alti rispetto a quelli pre-crisi.
L’Osservatorio Energia di Confcommercio ha condiviso preoccupanti dati che riguardano il costo energetico delle Imprese del Terziario di Mercato, passato da 13,4 miliardi nel 2019 a 32,9 nel 2022, segnando un + 146%.
In questo scenario, ritornano evidenti i rischi per il Paese causati dalla mancanza di autonomia energetica, dove si scontano errori storici, come la diminuzione dell’estrazione del gas italiano, il blocco a numerose infrastrutture per preconcetti ideologici o la realizzazione della transizione ecologica senza la necessaria gradualità.
La sovranità energetica è un bisogno assoluto per il Paese, per essere indipendente, per sostenere il suo sistema produttivo, per rafforzare il suo peso geostrategico, di difesa cioè dei superiori interessi nazionali, contro chi ha interesse a minacciare o depotenziare la sua autonomia e stabilità politica, come emerso nel gruppo di lavoro.
È chiaro che gli obiettivi del Green Deal di neutralità climatica da raggiungere entro il 2050 pongono nuovi interrogativi e problemi, con un processo di transizione energetica che dovrà combinare necessariamente sostenibilità ambientale con la sostenibilità economica e sociale.
Temi importanti, di forte valenza anche etica, sui quali la Confederazione ha la sua visione e la responsabilità di proporre i necessari cambiamenti.
TERZA METRICA: IL PRESIDIO DEL PNRR
“Mettersi alla stanga”: il punto sul PNRR e sulle politiche di coesione
Se il Presidente della Repubblica Mattarella, sempre misurato e attento nei suoi interventi, richiama la nota espressione di Alcide De Gasperi -“Mettersi alla stanga”- per sollecitare avanzamenti operativi sul PNRR, significa che il rallentamento registrato lo preoccupa, rendendo plausibili i rischi, non solo di perdere o limitare un’opportunità unica per la modernizzazione e la crescita economica del Paese, ma anche di pregiudicare il benessere delle future generazioni, a cui il Piano è dedicato.
Ricordiamo che entro fine anno sarebbero 188 i target da raggiungere su 1.138 obiettivi di Piano e secondo le stime di Openpolis, alla data del 19 settembre 2023, gli investimenti realizzati sarebbero pari al 33,69% del totale di Piano, quando entro la fine di settembre essi avrebbero dovuto raggiungere il 49,23% dell’obiettivo finale.
Col processo di “messa a terra” del PNRR si incrociano nel 2023 due importanti aspetti: la riprogrammazione del Piano e la riforma della governance di tutta la politica di coesione, con i rischi di rallentamenti e di mancato raggiungimento dei target previsti, sui quali il Ministro Raffaele Fitto ha portato il suo autorevole aggiornamento, criticità comprese.
Va comunque contrastata quella che il Presidente Sangalli ha efficacemente definito in Assemblea Confederale la “filiera del ritardo … recuperando efficienza nella governance e nelle pubbliche amministrazioni, semplificando le procedure e, se necessario, attivando poteri sostitutivi”.
Rinegoziare, però, sostanzialmente il Piano, cedendo magari terreno nelle trattative sugli Aiuti di Stato e il Patto di Stabilità, significa rinunciare in partenza al tentativo di riorganizzare il Paese con le riforme attese e penalizzare le potenzialità di sviluppo economico in esso implicite.
La sessione, quindi, ha preso in considerazione l’attuale stato di avanzamento del PNRR, approfondendo i meccanismi di coordinamento tra le risorse da Piano e i fondi aggiuntivi nazionali e comunitari, esaminando la riforma della governance sulla politica di coesione e non trascurando di considerare il ruolo dei Comuni e il loro livello di spesa.
QUARTA METRICA: l’ECONOMIA DEL MARE
“Blue economy”: appunti per una strategia marittima italiana
Per “Blue Economy” è da intendersi l’insieme delle attività e delle risorse riconducibili alla gestione delle acque, da noi circoscritta alle tematiche del mare: turismo costiero -balneare, nautico, ricettivo, ristorazione-, trasporti marittimi, porti, cantieristica navale, pesca e acquacultura, produzione di energia, e via dicendo.
Dati i circa 8 mila km di costa del nostro Paese, si tratta di un settore di grande importanza, con un valore aggiunto complessivo del comparto nel 2021 pari a oltre 52 miliardi di euro, come riporta l’ultimo Rapporto sull’Economia del Mare di Unioncamere.
L’importanza dell’economia blu non è solo quantitativa, ma anche qualitativa, perchè svolge una preziosa funzione riequilibrante nella formazione del PIL del Paese, dato che il Centro-Sud genera oltre il 60% del valore aggiunto di questa filiera.
Per un ulteriore sviluppo dell’Economia del Mare sono, però, necessarie adeguate infrastrutture, perché il tempo vince anche in mare, e in questo momento, sotto la spinta delle risorse del PNRR e del Piano Nazionale Complementare, l’Italia ha un robusto programma di rafforzamento delle infrastrutture.
Nel 2023 si sono avviate le attività del Comitato Interministeriale per le Politiche del Mare, che ha la finalità di definire un “Piano del Mare”, sul quale il gruppo di lavoro ha fatto il punto. Si tratta infatti di uno strumento di indirizzo politico integrato per le diverse attività riconducibili al mare, che deve saper chiudere anche l’annosa questione delle concessioni demaniali che riguarda tante nostre imprese che vivono da anni nell’incertezza sul loro futuro, impossibilitate a pianificare attività e investimenti.
Va infine considerato che l’innalzamento del livello dei mari, dovuto a surriscaldamento e ai cambiamenti climatici, genererà inevitabilmente impatti sulle coste, le infrastrutture e le attività connesse, che richiederanno capacità di programmazione delle opere di contrasto e di prevenzione ai fenomeni erosivi.
E’ questo un tema di grande complessità, sul quale la Confederazione deve assumere responsabilità e a riguardo è stato anticipato e condiviso un progetto associativo sulla “Blue Economy”.
QUINTA METRICA: VALORIZZARE TURISMO E CULTURA.
Quanto “valgono” il turismo e la cultura italiani?
“L’Italia è un dono degli Dei, da amare, da rispettare, da onorare” recita un recente tweet del “Gladiatore” Russell Crowe.
Se questo è un messaggio che tutti possiamo apprezzare e condividere, sembrerebbe allora scontata la risposta al tema della sessione dedicata al “Turismo e Cultura”, che domanda appunto quale sia il valore di questi settori, da tutti percepito altissimo, ma nella realtà poi non considerato come tale.
Infatti, nonostante i numeri che questi settori esprimono in termini di consumi, occupazione e valore aggiunto, nel nostro Paese questi settori sono spesso derubricati a fenomeni di costume o folclore, depotenziandone la “dignità economica”.
Questo pregiudizio si è visto anche nelle misure di chiusura e restrizione imposte alle attività culturali e turistiche nel corso della pandemia.
Lo stesso PNRR ha perso l’occasione per investire su questi settori, con uno stanziamento iniziale di soli 2,4 sugli oltre 221 miliardi di euro di dotazione complessiva.
Bisogna quindi lavorare (noi per primi) per indurre maggiore consapevolezza sul fatto che la “Grande Bellezza Italiana” ha bisogno di investimenti, di cure, di manutenzioni, di progetti, non solo per continuare a meritarsi la fiducia dei turisti, ma anche per superare gli attuali limiti del comparto: la stagionalità, i diversi “turismi” che non si integrano, la sua riqualificazione, le competenze, le dimensioni delle aziende, etc., magari con un supplemento di riflessione sul ruolo e la funzione di Confturismo.
SESTA METRICA: REGIME FISCALE
Il nuovo regime IVA degli enti di tipo associativo: le modifiche agli Statuti e gli altri adempimenti
Dulcis in fundo, più amaro però che dolce, il tema del nuovo regime IVA degli enti di tipo associativo. Su questo argomento, più che la sintesi dei contenuti, mi sembra più utile circoscrivere brevemente il problema, esprimere un apprezzamento e un ringraziamento alla task-force attivata sul tema e trasferire una raccomandazione al Sistema.
A seguito di procedura d’infrazione U.E. a carico dell’Italia, il nostro Governo ha introdotto alcune modifiche al regime IVA degli enti di tipo associativo, che avranno decorrenza dal 1° luglio 2024.
Per valutare i contenuti e gli effetti delle citate modifiche, è stata fatta un’approfondita ricognizione giuridico-tributaria delle diverse tipologie di entrata della Confederazione e degli altri livelli del Sistema.
L’analisi ha condotto all’individuazione dei correttivi necessari a fugare possibili dubbi interpretativi sul concetto di presunzione di commerciabilità delle cessioni di beni e delle prestazioni di servizi nei confronti di soci, associati o partecipanti.
La nuova normativa è mitigata dalla previsione che qualifica come esenti, ai fini IVA, le citate operazioni se rese da particolari categorie di enti associativi, ove rientrano le associazioni di categoria.
I dubbi interpretativi avrebbero potuto emergere dalle difformità del dato formale (rappresentato da statuti, delibere, convenzioni, contratti collettivi, rendiconti gestionali, schede associative, etc.) rispetto all’inquadramento giuridico-tributario delineato per ciascuna entrata. Tuttavia i correttivi suggeriti -se recepiti- assicureranno la conformità delle condotte contabile-fiscali nei diversi livelli del Sistema confederale alle nuove regole.
La raccomandazione al Sistema confederale è, quindi, quella di farsi carico del problema, di utilizzare il grande lavoro di ricognizione giuridico-tributaria messo a disposizione e di recepire negli Statuti e negli altri passaggi amministrativi, i correttivi suggeriti, ricordando che sul tema sono state programmate ulteriori giornate di approfondimento sui territori.
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Giungo quindi al termine di questo intervento, che spero abbia dato merito all’impegno e alla qualità di questa Conferenza di Sistema.
Ci siamo posti tante domande e abbiamo cercato di condividere, problemi, analisi e soprattutto soluzioni.
Per risolvere un problema, tuttavia, la prima cosa da fare è proprio quella di individuarlo. Definire infatti i problemi, porsi le domande giuste, cercare strumenti di analisi e consapevolezza, come abbiamo cercato di fare, non è cosa scontata né tantomeno banale.
Albert Einstein, ben prima dell’intelligenza artificiale, sosteneva che “Un giorno le macchine riusciranno a risolvere tutti i problemi, ma mai nessuna di esse potrà porne uno“.
“Porci le domande giuste” diventa dunque una parte essenziale del nostro lavoro sindacale, del nostro impegno collettivo, da fare, però, con il giusto spirito, con la necessaria passione, con il senso di responsabilità e del dovere che occasioni come la Conferenza di Sistema alimentano e devono alimentare.
Grazie.