Mixer giu. 23 – ‘Le lacrime, sale della vita’

7 Giugno 2023

Lo sport offre spesso splendidi esempi, non ne­cessariamente di natura sportiva, che conferma­no la sua grande funzione sociale, nonostante frequenti e poco edificanti casi generati dagli eccessi.

Uno degli ultimi commoventi esempi arriva dal gio­vane calciatore della Juventus Nicolò Fagioli ‒ e, detto da un accanito milanista, è tutto dire ‒ sorpreso dalle telecamere a piangere in panchina, sostituito dal suo allenatore per un rinvio sbagliato che aveva liberato l’attaccante avversario, scelta tecnica che evidentemente non considerava l’effetto psicologico della decisione.

Quelle lacrime con la testa tra le mani, diffuse da tutte le televisioni, hanno avuto un valore prezioso e insegnato cose importanti, soprattutto ai giovani, perché hanno preso in contropiede la concezione moderna dell’uomo, con i falsi miti della perfezione, invincibilità o ricchezza, che ci costringono a nascon­dere le nostre fragilità ed emozioni, trasferendo ap­parenze spesso lontane dalle situazioni e dalla realtà vera delle cose.

Con le sue lacrime, invece, Fagioli ha insegnato che la vita è fatta di alti e bassi, di successi e di sconfitte, e che le lacrime non esprimono una debolezza, ma un se­gno distintivo delle persone che hanno passione, uma­nità e sensibilità, utili anche per liberare nuove energie.

“Le lacrime sono il sangue dell’anima” ci ha inse­gnato S. Agostino, nelle quali trovare consolazione quando intrise di speranza o fiducia, che servono per superare la disperazione che le ha generate, con­fermando che piangere fa parte della natura e della storia dell’uomo.

E il mito dell’uomo forte e di successo offre discuti­bili negativi esempi su molti giovani, spesso in sof­ferenza emotiva, che genera pessimismo o depres­sione e la sbagliata convinzione che non si possa fare nulla per migliorare le cose, che porta poi all’in­capacità di reagire o di chiedere solo aiuto, con tanti ragazzi che vivono, isolati, drammi spaventosi sui quali la cronaca nera spesso interviene.

Le lacrime di Fagioli insegnano, invece, che tutte le persone, anche i campioni dello sport, commettono errori e vivono sofferenze, dalle quali, però, bisogna saper ricavare occasioni di crescita umana, rafforzan­do caratteri e capacità di gestione delle emozioni.

Steve Jobs, il cofondatore di Apple e uno dei geniali precursori della rivoluzione digitale, è stato un grande imprenditore di successo, ma il suo percorso è stato segnato anche da numerosi fallimenti, che ne han­no rafforzato il cammino umano e professionale, con le rovinose cadute che gli hanno dato ispirazione per contornare meglio il suo straordinario progetto im­prenditoriale.

Va anche ricordato che la cultura anglosassone con­sidera i fallimenti parte integrante di ogni sfida, e, se non proprio necessari, certamente utili per migliorare e, in questa visione delle cose, c’è sempre l’occasione del riscatto, posizione ben sintetizzata nel motto “fail fast, fail often, learn faster” (fallisci veloce, fallisci spes­so, impara velocemente), a differenza della nostra cul­tura che considera il fallimento come una condanna che segna la vita e i destini degli interessati.

Gli imprenditori del nostro settore, quello dei Pubblici Esercizi, hanno avuto tante ragioni per piangere ne­gli ultimi anni, ma proprio su queste difficoltà sono state costruite splendide storie di vita e di lavoro che costituiscono riferimenti edificanti per la rigenerazio­ne continua del settore, celebrate nella recente ‘Gior­nata della Ristorazione per la cultura dell’ospitalità’.

“Chi nun sape chiagnere, nun sape rirere” dice un detto napoletano, città che nel calcio oggi ha tanto da insegnare. Le lacrime, cioè, non sono solo il ‘sangue dell’anima’, ma anche il ‘sale della vita’ (e del fare impresa), perché aiutano a comprendere meglio l’e­sperienza e la sofferenza, dando sapore e gusto alla nostra esistenza, consentendoci di crescere.

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