Mixer dic. 22/gen.23 – Conviene la tazzina italiana?
I RINCARI DI ENERGIA E MATERIE PRIME COLPISCONO IL CAFFÈ E TUTTI I SUOI COMPLEMENTI, MA L’ITALIA, RISPETTO AL RESTO DELL’EUROPA, STENTA AD ALZARE I PREZZI
di Giulia Romana Erba
Si è parlato molto degli straordinari incrementi di prezzo che hanno riguardato il caffè. Ma di quale caffè stiamo parlando? Ad aver registrato incrementi del 16,9% a livello di Unione Europea non è stato il caffè al bar (il famoso espresso), bensì il caffè macinato utilizzato in casa per la moka. È questa la ‘tazzina’ che ha subito rincari pesanti che in alcuni Paesi hanno sfiorato anche il 30%. Occorre considerare inoltre che l’incremento riguarda esclusivamente la materia prima caffè, e non tiene conto dell’energia utilizzata per la preparazione e dell’eventuale latte o zucchero impiegato per ottenere il prodotto finito: se si tenesse conto anche di questi elementi, la variazione del prezzo sarebbe più consistente.
L’ECCEZIONE ITALIANA
A ben vedere, però, in Italia la miscela utilizzata per preparare il caffè tra le mura domestiche ha fatto registrare incrementi ben più modesti (+6,6%). E per la tazzina di caffè al bar le cose come stanno? Oggi il prezzo medio è di 1,09 euro, con un incremento rispetto ad un anno fa del 5,8%, quando la tazzina costava mediamente in Italia 1,03 euro. Lungo la penisola il prezzo medio oscilla dentro una forchetta che va da 0,90€ a 1,30€.
Insomma, la tazzina più amata dagli italiani fa registrare aumenti ben al di sotto dell’inflazione generale che a settembre registra un +8,9%. Se poi il confronto lo si fa con il carrello della spesa (11,4%), la distanza è ancora maggiore. Dinanzi ad aumenti importanti dei prodotti alimentari e della bolletta energetica, quali sono le ragioni che spingono i bar a tenere piuttosto fermi i listini? Per quanto riguarda il caffè, sicuramente la sovraesposizione del prodotto verso l’immaginario del consumatore, ma anche le abitudini di consumo. Il caffè si sa è un prodotto simbolo del bar italiano. Ma questo basta a spiegare tanta cautela? No, non basta, perché se si osserva la dinamica dei prezzi che riguarda il settore della ristorazione nel suo complesso si ritrova la medesima cautela. Gli ultimi dati ci dicono che l’Italia è tra i Paesi europei in cui bar e ristoranti hanno mosso meno i listini nell’ultimo anno.
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo del mese agosto ci dice che l’Italia è, tra i 27 Paesi dell’Unione, al terz’ultimo posto per intensità di aumento dei prezzi: appena +5,1% contro il +7,8% della media europea. Tendenza destinata a scontrarsi con le difficoltà del momento.
A livello generale l’inflazione ad agosto è stata del 9,1% in Italia che, questa volta, nel confronto europeo, si colloca al 21esimo posto, poco al di sotto dell’incremento medio dell’UE (10,1%).
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