Dehors, il nuovo modo di vivere le città
Tavola rotonda sul ruolo dei plateatici nelle politiche di sviluppo delle città e dei territori
TRENTO. Coordinamento e rapidità. La tavola rotonda sui dehors, gli spazi all’aperto di bar e ristoranti, organizzata dalle Associazioni dei pubblici esercizi e dei ristoratori del Trentino, durante la quale si sono confrontate associazioni di categoria e amministrazioni pubbliche, ha messo in luce con evidenza la necessità di riconsiderare gli spazi pubblici come motore di sviluppo dell’economia delle città e dei territori.
C’erano sia le categorie economiche, rappresentate dal presidente dell’Associazione ristoratori del Trentino Marco Fontanari e dalla presidente dell’Associazione pubblici esercizi del Trentino Fabia Roman, che le amministrazioni pubbliche, Roberto Stanchina e Monica Baggia per il Comune di Trento, Lorenzo Pozzer per il Comune di Riva del Garda, Giuseppe Bertolini per il Comune di Rovereto e il sovrintendente ai Beni culturali Franco Marzatico, alla tavola rotonda organizzata ieri nella sede di Confcommercio Trentino per affrontare il tema della pianificazione urbana e delle opportunità offerte dai dehors, i plateatici. Opportunità che sono la conseguenza di profonde modifiche nelle abitudini di consumo e di frequentazione delle città, indotti in parte dalla pandemia ma esito anche di una nuova considerazione degli spazi pubblici. Il vicedirettore di FIPE Luciano Sbraga e Luca Tamini, professore di urbanistica del Politecnico di Milano e consulente di numerose città italiane in tema di rigenerazione e sviluppo urbano, hanno offerto molti spunti di riflessione sul cambiamento sia dell’offerta commerciale dei pubblici esercizi che delle modalità di fruizione di tale offerta. In particolare, è emerso che una buona programmazione urbanistica, assieme all’acquisizione tempestiva di dati economici, sociali e geolocalizzati, può rivelarsi decisiva nel destino dello sviluppo dei centri urbani.
«L’emergenza sanitaria ha riaffermato – ha detto la presidente Roman – l’importanza dei Pubblici esercizi e dell’economia di vicinato per la vita sociale e per le nostre comunità che, nel corso di questi ultimi anni, sono state sconvolte da fenomeni di mala movida, desertificazione e dequalificazione commerciale. Su questo versante, ciò che l’emergenza sanitaria ha restituito sotto forma di esempio è la dimostrazione che non può esistere una città vivibile, accogliente e sicura, senza una rete di negozi e pubblici esercizi che offrano servizi, che rafforzino identità ed attrattività di quei luoghi e che, favoriscano la coesione sociale».
«La vera sfida che ci pone infatti il presente è quella di trasformare questa crisi in un’opportunità. Ci troviamo in una fase storica segnata da avvenimenti che hanno stravolto il nostro modo di fare impresa, che hanno mutato abitudini dei consumatori e introdotto nuovi modi di vivere la quotidianità.»
«Anche il volto delle nostre città è cambiato e destinato a cambiare. Se nel corso della pandemia lo spazio domesticoè stato l’unico ad essere percepito come sicuro, il fulcro delle città post covid sarà lo spazio pubblico e la sua valorizzazione. Riflettere oggi, su un tema che trasversalmente coinvolge attori diversi, (persone, imprese, istituzioni e territorio), è il primo passo per affrontare assieme le sfide dei cambiamenti, accelerati dall’emergenza, sui modelli di consumo, sugli stili di vita e sulla riqualificazione degli spazi urbani».
«Se l’Italia nel terzo trimestre ha mantenuto performance di prodotto molto alte a livello europeo – ha detto il presidente Fontanari – è stato grazie e soprattutto al fenomeno turistico, dove i pubblici esercizi sono sicuramente una parte importante. Sappiamo quanto il nostro paese sia visitato per le sue bellezze balneari, per queste montagne, per le proprie bellezze culturali, per i centri storici, dove i pubblici esercizi esercitano un ruolo fondamentale per trasmettere oltre alla bellezza della visione del nostro patrimonio, la bellezza e la caratteristica di quella che è una nostra cultura, di quello che è un nostro stile di vita».
«Dobbiamo dare risposte alle richieste del mercato e dobbiamo farlo anche in un modo sostenibile e coerente con la nostra idea di sviluppo dei centri urbani. Dobbiamo ricercare la disponibilità di tutti gli attori nel valorizzare sia l’aspetto culturale ed estetico del nostro patrimonio ma anche la sostenibilità economica e la libertà di impresa».
«Il titolo di questo incontro – ha detto Sbraga – “Dall’occupazione di suolo al progetto di spazio pubblico” presuppone un cambio di paradigma, di approccio: i pubblici esercizi non sono occupanti di uno spazio pubblico ma creiamo valore per tutti colore che vivono le città. La pandemia ha modificato profondamente la struttura dell’offerta dei pubblici esercizi: i luoghi all’esterno non sono un’appendice dell’attività dell’impresa ma un vero e proprio modo nuovo di vivere la convivialità. Le nostre analisi ci dicono che gli esercizi che hanno successo sono quelli che sanno interpretare i cambiamenti e si adeguano; le amministrazioni pubbliche hanno il compito di sostenere questa transizione, coniugando il bene pubblico con le opportunità di sviluppo di questo settore che, lo ricordiamo, costituisce una risorsa essenziale della nostra offerta turistica ed enogastronomica internazionale».
«Avere dati aggiornati e precisi – ha spiegato Tamini – è essenziale per intervenire in modo accurato nella programmazione urbanistica. È stato detto che le città sono “fabbriche di servizi”, nel senso che l’economia si è spostata in maniera decisiva all’interno dei centri urbani, che oggi riescono a creare valore. C’è bisogno però di ragionare in termini di sistema e di distretti, con l’idea che l’ibridazione è la strada da seguire per essere competitivi, appoggiandosi anche a nuove forme di consumo come il delivery, l’innovazione e la condivisione».
«Grazie per l’opportunità di partecipare a questo interessante dibattito – ha detto il vicesindaco di Trento Stanchina – da cui esco con molti spunti e anche la convinzione che a Trento stiamo lavorando nella direzione giusta. Certo, dobbiamo affrontare la sfida di essere più tempestivi perché anche se il regolamento del Comune ritengo sia molto valido, è comunque frutto di un iter iniziato 10 anni fa. Vorrei anche lanciare qui una proposta affinché si cominci a ragionare in termini di collaborazione tra Comuni su questi temi, lavorando alla programmazione in maniera sinergica».
«Da parte della nostra amministrazione – ha detto l’assessore Baggia – c’è la volontà di prendere in mano questo argomento anche per i cambiamenti dovuti alla pandemia: è un tema su cui dobbiamo lavorare e dobbiamo farlo insieme. I dehors sono stati considerati talvolta anche un tabù invece vanno considerati come un progetto di qualificazione dello spazio urbano: non è alla caratteristica della struttura che voglio guardare ma al suo contesto. Dobbiamo immaginarci strutture che siano utili e coerenti con il contesto».
«Forse questo cambiamento – ha detto l’assessore Pozzer – è in atto già da anni. Il nord Europa, ad esempio, vuole stare all’aperto: i nostri centri storici si sono costruiti con altre caratteristiche che sono cambiate negli anni ed oggi dobbiamo fare i conti con questa nuova volontà. Dobbiamo capire se i nostri centri storici sono adeguati a questi dehors per dare qualità al residente, all’impresa, al turista. Poi è necessario il dialogo e la condivisione».
«Mi interessa – ha spiegato l’assessore Bertolini – il tema di questo incontro sullo spazio pubblico e raccolgo l’invito dell’assessore Stanchina di lavorare insieme e mettersi in sincronia. Pandemia o non pandemia, l’economia è in movimento e si tratta di adeguarsi in maniera veloce e rapida a questi cambiamenti. Le velocità sono diverse, non necessariamente per responsabilità o malafede, ma dobbiamo trovare un modo per rispondere alle esigenze di questi cambiamenti in modo veloce ed efficace. Certo, questo significa avere disponibilità di risorse umane e di capacità per poter interpretare sia i dati che l’evoluzione dei fenomeni».
Al dibattito ha partecipato anche il sovrintendente ai Beni culturali della provincia di Trento Franco Marzatico che ha sottolineato la necessità di preservare e migliorare il patrimonio artistico e culturale della provincia ma con l’obiettivo di dialogare e trovare convergenze con le esigenze dei cittadini e delle imprese.