Mixer nov. 22 – Trasparenza e lavoro, oltre il decreto

10 Novembre 2022

IL DECRETO ‘TRASPARENZA’ COMPLICA LA BUROCRAZIA, MA DÀ OCCASIONE ALLE IMPRESE DI PORRE ATTENZIONE ALLA CORRETTA APPLICAZIONE DEL CONTRATTO

Andrea Chiriatti

Lo scorso 13 agosto è entrato in vigore il decreto legislativo n. 104/2022 cosiddetto ‘Trasparenza’, che  ha recepito la direttiva europea n. 1152\2019 in materia di condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili, aumentando, rispetto a essa, il carico di oneri delle imprese e degli intermediari.

Il decreto in questione ha fatto riscrivere tutte le lettere individuali di lavoro, obbligando le imprese a riprodurre un lungo elenco di clausole che regolano il rapporto lavorativo e che usualmente sono rinviate ai contratti collettivi nazionali di lavoro.

Garantire al lavoratore una corretta gestione del rapporto lavorativo e preservare la flessibilità e l’organizzazione del datore di lavoro sono facce della stessa medaglia, e la sostenibilità economica dell’impresa non può che essere legata strettamente al clima aziendale e alla percezione di ‘buona fede’ tra le parti in causa.

Per questo la FIPE ha contestato l’approccio burocratico introdotto da tale normativa, non solo mostrando alle forze politiche l’inefficacia di questo provvedimento, ma anche provando a mettere in campo diversi strumenti per semplificare le procedure di adeguamento alla normativa delle lettere di assunzione e informative.

D’altro canto, questa situazione dà l’opportunità di dare evidenza, nelle nuove informative citate del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, così come di quelli di secondo livello, alla questione della corretta applicazione del contratto e della tutela della concorrenza leale tra imprese come strumento di valorizzazione del capitale umano e selezione virtuosa delle imprese sul mercato.

Si è appena conclusa una legislatura che ancora di più delle altre ha imposto una gestione del lavoro prescrittiva che ha tolto ogni spazio possibile d’azione alla contrattazione collettiva. La sussidiarietà orizzontale e verticale, il coinvolgimento delle parti sociali e, in generale, il decentramento per competenze dei processi decisionali sono strumenti fondamentali della nostra democrazia economica, che piuttosto deve abbandonare dirigismo e accentramento.

Speriamo che l’illusione di migliorare le condizioni di lavoro o creare occupazione per decreto sia al più presto messa in soffitta. Abbiamo bisogno di maggior fiducia negli attori del sistema produttivo e nella loro capacità di trovare gli equilibri più efficaci e virtuosi. Meno Stato e più Società, quindi. Ma, oltre alle contrapposizioni, è più corretto dire che ognuno deve operare in maniera più virtuosa per la sua parte, anche perché senza Stato non c’è Società, e senza quest’ultima non solo non c’è trasparenza, ma non c’è neanche impresa, e quindi lavoro.

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