Verso i pagamenti digitali
Oggi la tendenza è quella di utilizzare modalità di pagamento differenti rispetto al tradizionale cash: anche le normative vanno in questa direzione
avv. Giulia Rebecca Giuliani – Responsabile area legale, legislativa, tributaria Fipe
Mixer luglio/agosto 2022
Che l’ora dei pagamenti digitali sia definitivamente scattata è un dato di fatto e non solo per le recenti novità normative. Davanti alle casse, sempre più consumatori desiderano metter mano al porta-tessere, anziché al cash, indipendentemente dal valore della transazione da pagare.
Secondo i dati dell’Osservatorio Innovative payments del Politecnico di Milano, il 93% degli italiani (circa 40,5 milioni di persone) con età compresa tra i 18 e i 75 anni possiede almeno uno strumento di pagamento digitale, tra carte di debito, di credito, prepagate, e altri applicativi web; il 72% (vale a dire circa 31,4 milioni di italiani) utilizza pagamenti digitali con frequenza medio-alta.
Nel 2021 il valore totale delle transazioni con pagamenti digitali effettuate nel nostro Paese ha raggiunto quota 327 miliardi di euro, in crescita del 22% rispetto all’anno precedente (268 mld) e del 65% rispetto al 2016 (198 mld). Contemporaneamente, il valore medio per transazione si è fortemente ridotto, passando da 64,5 euro nel 2016, a 47,5 euro nel 2021.
A cosa è dovuto questo trend? Da un lato i benefici percepiti dai consumatori sono molteplici e vanno dalla semplicità di utilizzo della moneta elettronica e la sua utilità nella quotidianità, a una spiccata sensibilità igienico-sanitaria (certamente acuita nel contesto dell’emergenza pandemica da Covid 19) che porta gli italiani a preferire modalità di pagamento che non implichino il dover maneggiare il denaro contante.
Dall’altro, negli ultimi anni si sono moltiplicati gli interventi legislativi che, prevedendo obblighi, sanzioni, crediti d’imposta, incentivi, lotterie ecc., hanno senza dubbio favorito un cambio di rotta nelle usanze italiche: l’ultimo in ordine cronologico, ma non certo di importanza, è quello adottato con l’art. 18, comma 1, del D.L. n. 36/2022, c.d. “Attuazione PNRR-bis”, che ha previsto un’anticipazione della decorrenza del trattamento sanzionatorio per la mancata accettazione dei pagamenti elettronici. In sostanza, a partire dal 30 giugno 2022, salvo i casi di oggettiva impossibilità tecnica, qualsiasi esercente che effettui attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi e che dovesse rifiutare il pagamento da parte del cliente attraverso una carta elettronica potrà esser soggetto a una sanzione amministrativa di 30 euro, aumentata in misura pari al 4% del valore della transazione negata. È bene sottolineare che non esiste una soglia minima di acquisto, conseguentemente la sanzione potrà essere irrogata anche nel caso il diniego sia opposto a un cliente che intenda pagare con la carta anche solo un caffè. Trattasi, dunque, di una stretta che imporrà, giocoforza, a tutti gli esercizi, ivi compresi i pubblici esercizi più piccoli, di procurarsi almeno uno strumento di pagamento in modalità digitale.
Davanti ad un processo di trasformazione inevitabile, tanti imprenditori hanno deciso di conoscere e utilizzare tutte le potenzialità offerte dagli strumenti di pagamento digitale: infatti, molte PayTech oggi offrono, accanto ai tradizionali POS, soluzioni innovative, alcune delle quali, tra l’altro, sono tarate specificamente sulle esigenze degli esercizi di ristorazione. Secondo una convenzione stipulata tra NEXI e la Federazione Italiana Pubblici Esercizi, le imprese associate a quest’ultima potranno beneficiare di diverse soluzioni di incasso digitale a condizioni vantaggiose ed esclusive che permettono, ad esempio, di avere anche una serie di servizi che consentono di gestire più agevolmente le comande, o alcuni servizi aggiuntivi, quali il food delivery, i programmi di loyalty e le campagne promozionali o, ancora, di rimediare ad alcune criticità particolarmente dannose come il c.d. No Show.
Inoltre, affinché la sfida del digitale non si traduca in oneri e costi a carico degli esercenti, lo Stato ha previsto una serie di incentivi: sono ancora efficaci le misure in favore del settore imprenditoriale che prevedono l’attribuzione di un credito d’imposta per l’acquisto, il noleggio o l’utilizzo di strumenti di pagamento elettronico (più il POS è innovativo, più alto sarà il beneficio economico, fino a un massimo di 320 euro), e di un ulteriore credito d’imposta a parziale copertura delle commissioni bancarie addebitate per le transazioni effettuate dai consumatori finali (la misura del credito d’imposta, pari al 30% delle commissioni addebitate, è stata elevata, a determinate condizioni, al 100% per quelle maturate tra il 1° luglio 2021 e il 30 giugno 2022). È ancora attivo, inoltre, il concorso a premi gratuito, c.d. ‘Lotteria degli scontrini’, al quale possono partecipare tutti i cittadini che acquistano beni e servizi esclusivamente con strumenti di pagamento elettronico. Come noto, ogni acquisto genera biglietti ‘virtuali’ che consentono di partecipare alla lotteria, e la vincita del consumatore determina automaticamente anche lavincita per l’esercente fino ad un milione di euro.
L’ora dei pagamenti digitali, dunque, è giunta. La vera sfida è quella di mettere anche gli esercenti nelle condizioni di presentarsi all’appuntamento utilizzando al meglio tutti gli strumenti a disposizione.
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