Ristorazione: la ripresa è ancora rimandata
Non è più solo il Covid a minacciare la ripresa delle imprese, ma anche il rialzo dei prezzi delle materie prime e dell’energia: rispetto al 2019, il 2021 è stato un anno al ribasso, e la tendenza non sembra cambiare
di Giulia Erba
Mixer maggio 2022
La tempesta perfetta che da due anni si sta abbattendo sui pubblici esercizi non accenna a placarsi: mentre le restrizioni imposte per il contenimento della pandemia stanno ancora facendo sentire i loro effetti, l’improvviso e perdurante rialzo dei prezzi delle materie prime e dell’energia sta determinando una incertezza crescente tra gli imprenditori.
Dopo l’emergenza Covid, e l’impennata dei costi di materie prime ed energia a paralizzare il settore: l’87% degli imprenditori ha registrato un aumento della bolletta energetica fino al 50% e del 25% per i prodotti alimentari.
Rimangono tuttavia contenuti gli aumenti dei prezzi ai consumatori: nel febbraio 2022 lo scontrino medio e salito solo del 3,2% rispetto a un valore generale dei prezzi aumentato del 5,7%. Il 56,3% di bar e ristoranti non prevede di rivedere a breve il rialzo dei propri listini prezzi.
L’impennata dei costi di gestione incide pero sulle previsioni di crescita e cosi quello che doveva essere l’anno della ripartenza, il 2021, ha mantenuto la promessa solo per il 16% delle imprese, i cui fatturati sono cresciuti, mai pero piu del 10%. Il 62% delle imprese ritiene verosimile, invece, un ritorno ai livelli pre-crisi solo nel 2023. L’incertezza si acuisce a causa della minore propensione degli italiani a spendere in bar e ristoranti dovuta principalmente, secondo il 43% degli imprenditori, agli effetti del carovita e al perdurare di un indice di fiducia negativo. Per l’86% delle imprese il fatturato nel 2021 è ancora al di sotto dei livelli del 2019.
A conferma di quanto sostengono le imprese, gli italiani, nel 2021, hanno speso oltre 23 miliardi di euro in meno nei servizi di ristorazione rispetto al 2019, equivalente al -27,9%.
Per il secondo anno consecutivo si conferma la forte frenata della nascita di nuove imprese, 8.942 nel 2021, a fronte di un’impennata delle cessazioni di attività, 23mila. Tra il 2020 e il 2021 le imprese che hanno chiuso i battenti sono oltre 45mila.
Naturale conseguenza di questa dinamica, e del relativo clima di sfiducia che si e sviluppato attorno al settore, e stata la scomparsa di 194mila posti di lavoro rispetto al periodo pre-covid e il 21% delle imprese lamenta di aver perso manodopera professionalizzata e formata. Per 4 imprenditori su dieci mancano candidati e competenze adeguate.
Il lavoro resta l’emergenza più grave generata dal Covid.
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