La sfida plastic free: divieti e incentivi per le imprese
Anche le leggi entrano nel dibattito, e intervengono interessandosi alla questione ambientale e promuovendo scelte consapevoli e sostenibili da parte degli esercenti
dell’Avv. Giulia Rebecca Giuliani – Responsabile area legale, legislativa, tributaria Fipe
Mixer maggio 2022
È ormai evidente che lo Stato Italiano, anche su impulso della normativa europea, ha cambiato passo implementando quel processo di transizione ecologica da tempo invocato non solo dagli ambientalisti e dalla comunità scientifica, ma anche da buona parte della società civile.
Tale cambiamento non può che investire anche il settore dei Pubblici Esercizi che, anche per far fronte a scelte sempre più consapevoli da parte dei consumatori, e chiamato oggi ad adottare con rapidità strategie di impresa più innovative anche dal punto di vista ambientale.
Secondo un’indagine dell’Ufficio Studi della Federazione Italiana Pubblici Esercizi, il 71% dei clienti ritiene che ristoranti, bar, pasticcerie, gelaterie et similia dovrebbero adottare modalità operative “sostenibili” dal punto di vista ambientale e sociale. Si tratta di una considerazione già presente tra gli imprenditori, atteso che il 58,5% sostiene che una maggiore attenzione all’ambiente possa migliorare – o abbia già migliorato – l’immagine della propria attività verso l’esterno.
L’assunzione di questa consapevolezza da parte dei cittadini e anche frutto di una campagna intrapresa da tempo dall’Unione Europea volta a spronare gli Stati membri a intraprendere riforme ambiziose e stimolanti, con l’obiettivo di mettere da parte gli attuali modelli di produzione e di consumo sempre più inefficienti e in contrasto con gli obiettivi di salvaguardia del nostro ecosistema
Per l’Italia un ruolo decisivo e ora giocato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dove il 31,5% delle risorse (vale a dire piu di 59 miliardi di euro su un totale di 191,5) sono destinate al finanziamento della missione Rivoluzione verde e transizione ecologica volta a favorire lo sviluppo dell’economia circolare, dell’agricoltura sostenibile e di fonti di energia rinnovabile.
Ma non e tutto. Come dimenticare le iniziative finalizzate alla riduzione dell’incidenza dei prodotti di plastica? L’emanazione del Decreto Legislativo n. 196/2021 – pubblicato lo scorso novembre in Gazzetta Ufficiale e adottato in attuazione della Direttiva (UE) 2019/904 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 giugno 2019 – segna uno step fondamentale: in base all’art. 5 del citato decreto, infatti, già a partire dallo scorso 14 gennaio, vige il divieto di immissione sul mercato, tra l’altro, di determinati prodotti in plastica monouso – tra cui posate, piatti e cannucce – che possono essere commercializzati esclusivamente fino all’esaurimento delle scorte. Pertanto, anche i Pubblici Esercizi dovranno inevitabilmente aggiornare i propri ordinativi, avendo cura di utilizzare solo prodotti con caratteristiche diverse da quelli in plastica monouso oggetto di divieto, potendo, tuttavia, smaltire le scorte precedentemente acquistate e accumulate in magazzino. Sul punto e bene precisare che per non incorrere in violazioni – che, comporterebbero la possibile applicazione di una sanzione da 2.500 euro a 25.000 euro – occorre essere in possesso della prova (da rinvenire ad esempio nella documentazione rilasciata dal fornitore) che i prodotti ora vietati siano stati resi disponibili sul mercato dal produttore per la prima volta in data antecedente al 14 gennaio 2022.
Il provvedimento, inoltre, richiede di adottare alcune misure finalizzate ad ottenere, entro il 2026, una considerevole riduzione di ulteriori tipologie di prodotti di plastica monouso, tra cui tazze per bevande, bicchieri, e contenitori per alimenti con determinate caratteristiche.
Il decreto legislativo della Direttiva c.d. ‘SUP’ – Single Use Plastics – non e pero il solo a farsi carico di disincentivare l’utilizzo di prodotti in plastica monouso: si ricorderà, infatti, come già con la legge di bilancio per il 2020 era stata introdotta la c.d. Plastic-tax, la cui operatività e stata posticipata dalla ultima legge di bilancio al 1° gennaio 2023. Si
tratta di un’imposta sul consumo di manufatti in plastica con singolo impiego (MACSI) che hanno funzione di contenimento, protezione, manipolazione o consegna di merci o di prodotti alimentari. Subiranno, dunque, un aumento dei costi le bottiglie, le buste e le vaschette per alimenti in polietilene, i contenitori in tetrapak utilizzati per diversi prodotti alimentari liquidi (latte, bibite, vini), i rotoli in plastica pluriball, le pellicole in plastica estendibili, nonché i prodotti semilavorati ad es. tappi, etichette.
Tra gli interventi volti a sviluppare una maggiore attenzione verso l’ambiente, non si puo non citare quello relativo all’obbligo di etichettatura ambientale, la cui decorrenza, anche in questo caso, e stata posticipata al 1° gennaio 2023 ai sensi del D.L. n. 228/2021, c.d. Milleproroghe. In estrema sintesi, al fine di agevolare le operazioni di raccolta, riutilizzo, recupero e riciclaggio di tutti gli imballaggi immessi al consumo sul territorio nazionale, ogni confezione dovrà riportare la codifica identificativa del materiale utilizzato, nonché le indicazioni sulla raccolta differenziata, eventualmente invitando il consumatore a verificare le disposizioni del proprio Comune relative allo smaltimento del rifiuto. In altri termini, per ogni componente dell’involucro ad es.di doggy bag, delivery, take away dovrà essere indicata la ‘famiglia’ di materiale a cui appartiene l’imballaggio, vale a dire ‘plastica’, ‘carta e cartone’, ‘metalli’, ‘materiali in legno’, ‘materiali tessili’, ‘vetro’, ‘composti’. Ma le imprese non sono lasciate sole: per promuovere questa trasformazione culturale, da una parte le Istituzioni competenti – tra cui MiTE, MISE e le Regioni – sono chiamate a stipulare specifici accordi di programma anche con le imprese di settore, soggetti privati e associazioni di categoria volti, tra l’altro, all’attuazione di piani di settore di riduzione del consumo dei prodotti in plastica monouso, nonché al sostegno di modelli economici in cui e fornito agli esercenti il servizio di consegna, ritiro, sanificazione e riconsegna dei prodotti riutilizzabili.
Dall’altra, per incoraggiare l’adozione di comportamenti green, sono previsti alcuni incentivi fiscali, come ad esempio:
- il credito d’imposta, previsto dal D.Lgs. n. 196/2021, a vantaggio delle imprese che acquistano e utilizzano determinati prodotti – tra cui tazze, bicchieri, posate, piatti e cannucce – riutilizzabili o realizzati in materiale biodegradabile o compostabile. Il credito d’imposta e riconosciuto nel limite massimo di 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022, 2023 e 2024, nella misura del 20% delle spese sostenute e fino all’importo massimo annuale di 10.000 euro per ogni beneficiario;
- il c.d. bonus acqua potabile, riconosciuto dalla Legge di Bilancio 2021, pari al 50% delle spese sostenute (fino ad un massimo di 5.000 euro) dal 1.01.2021 al 31.12.2022 per l’acquisto di sistemi di filtraggio, mineralizzazione, raffreddamento e addizione di anidride carbonica alimentare di acqua destinata al consumo umano;
- gli incentivi economici previsti – ai sensi del D.L. n. 77/2021, conv. Con L. n. 108/2021 – in favore degli esercenti che adottano sistemi di restituzione con cauzione per gli imballaggi in plastica, in vetro e in metallo utilizzati per acqua e per altre bevande.
Preso atto che il futuro del pianeta dipende dai comportamenti concretamente adottati da cittadini e imprese, la sfida che ci attende risiede nella capacita di contemperare il processo di transizione ecologica con l’esigenza di preservare e accrescere l’efficienza dei nostri sistemi produttivi e commerciali. Per questo occorre da una parte conoscere e dall’altra implementare politiche premiali, con l’obiettivo di radicare la convinzione che e ormai tempo di far proprio e diffondere in tutti i campi un approccio green o plastic free.
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