Mixer sett. 2021 – La gavetta, tra lavoro e lavoretti
Si dice spesso “fare la gavetta”, ma quasi mai ci si sofferma sull’origine del termine, mutuato dal gergo militare, secondo il quale “la gavetta” è la scodella destinata al rancio dei soldati. Usata estensivamente, l’espressione non si riferisce tanto al fatto di “guadagnarsi il pane”, quanto all’idea di passare attraverso i gradi più umili per poi arrivare a quelli di ufficiale.
Insomma, fare la gavetta è parte del cursus honorum della propria vita, pieno dei valori della dignità e della libertà. E usiamo il termine libertà non a caso parlando di lavoro, perché il lavoro è via maestra di inclusione e di integrazione, che conferisce una cittadinanza economica, che in alcuni casi arriva anche prima di quella giuridica, contrastando il disagio sociale e diventando formidabile strumento di emancipazione, generazionale e di genere.
In questi decenni, tuttavia, siamo riusciti a indebolire la cultura del lavoro, oggi considerato prevalentemente nella sua componente economica o, al massimo, per i diritti che dal lavoro discendono, trascurandone però i valori etico-morali che sono invece collegati ai doveri che ad esso corrispondono.
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