SIB: perché non ci saremo

9 Marzo 2017


Il SIB non aderisce alla manifestazione organizzata per il 15 marzo a Roma da alcune sigle degli ambulanti e alla quale hanno invece aderito altre organizzazioni di rappresentanza balneare.
Il SIB stigmatizza energicamente chi cerca di contrabbandare il concetto che chi partecipa alla manifestazione del 15 marzo è contro le aste e chi invece decide di non partecipare è a favore.

É una propaganda calunniosa che per puro proselitismo sindacale o di captazione di consenso politico indebolisce la sacrosanta battaglia dei balneari italiani contro qualsiasi tentativo di esproprio delle proprie aziende dividendo un fronte che, al contrario, dovrebbe essere unito in questa cruciale battaglia nell’interesse di tutte le imprese balneari italiane.

La manifestazione si è data l’obiettivo generico “No alla Bolkstein” e quello più specifico, sostenuto dalle organizzazioni balneari che vi partecipano, di affossare il ddl di delega approvato dal Governo e in discussione al Parlamento.

Sul primo obiettivo, per quanto riguarda il comparto balneare, si è di fatto incardinata l’azione di tutte le organizzazioni dal 2010 al 2014 che ha portato ad una generale e maggior conoscenza e sensibilizzazione del problema, ad utilissime quanto incerte proroghe ma mai all’avvio di un serio tentativo di riforma, per poi passare con scelta unitaria dell’ottobre 2014, ad una fase di proposta sottoscritta e presentata a tutti i livelli sotto forma di “piattaforma unitaria”. Fase quest’ultima che si è resa ancora più necessaria alla luce della sentenza della Corte di Giustizia del luglio scorso e delle molteplici sentenze della Corte Costituzionale.

Purtroppo c’è chi da allora ha cambiato idea e, senza argomentazioni plausibili e convincenti, continua con slogan desueti e nemmeno attendibili ad ingenerare illusioni senza tener conto di un contesto istituzionale/costituzionale/giuridico italiano ed europeo – che impone limiti e apre ad opportunità- chiaro e non aggirabile. É questo un modo di affrontare una situazione difficile e complessa che, a non voler pensare male, alimenta aspettative che trovano facile consenso in un tessuto sociale ormai esasperato dalla mancanza di soluzioni concrete e rischia, rompendo l’unità sindacale e talvolta alimentando azioni intimidatorie dei più facinorosi, di ostacolare se non allontanare e vanificare tentativi seri, come quelli che stiamo facendo assieme ad Oasi e Fiba, per consentire di ridare al più presto certezze e futuro alle nostre imprese.

Ed è per questo che ci preoccupa il tentativo di affossare il ddl di delega, altro obiettivo della manifestazione del 15. Oggi è l’unico atto concreto sul quale siamo chiamati a lavorare e a confrontarci con Governo e Parlamento. Lo abbiamo già detto in maniera chiara: il ddl può essere uno strumento e una opportunità, tutto da verificare nella sua fase di approvazione e attuazione, per dare una soluzione credibile e sostenibile ai nostri problemi. Tanto che abbiamo immediatamente evidenziato che questo ddl necessita di una sua integrazione già in fase di discussione parlamentare per meglio precisare la sua “ratio” che consiste nell’assicurare il così detto “doppio binario”: apertura al mercato con gare per il rilascio delle nuove concessioni e tutela per le imprese attualmente esistenti attraverso un regime transitorio che garantisca la valenza degli attuali titoli concessori per almeno 30 anni. Se salta questo tentativo senza nemmeno provare a giocarci tutte le carte, sociali, economiche, politiche e giuridiche, al momento di fatti concreti non rimangono che le iniziative regionali, contestate a loro volta, e peraltro sotto esame da parte della Consulta che puntualmente ne annulla tutte le iniziative legislative (da ultima la sentenza n. 40 del 24 febbraio 2017 regione Puglia).

Ribadiamo quindi che ci sembra del tutto autolesionistico non utilizzare, in piena autonomia e liberi di esprimere in qualsiasi momento apprezzamento o dissenso, questo percorso per il conseguimento delle soluzioni praticabili e concrete da mettere sul tavolo del Governo e del Parlamento.

Detto ciò pieno rispetto per chi andrà in piazza con la convinzione, in buona fede, che questo sia l’unico modo di difendere la propria azienda. Stesso rispetto che vorremmo fosse riservato a chi persegue lo stesso obiettivo e lo fa con strumenti e strategie diverse sulle quali siamo sempre disponibili a confrontarci.

Per noi, contrariamente ad altri, le manifestazioni di piazza non sono mai state un tabù. Oggi riteniamo che sia giusto non partecipare in quanto riteniamo quella del 15, almeno per il settore balneare, non opportuna e sbagliata per le ragioni appena dette. Si sappia però che se in futuro fosse necessario, per dare più forza agli obiettivi da raggiungere e come abbiamo fatto in tutte le occasioni che in questi ultimi otto anni ci hanno visti protagonisti, non avremmo nessuna remora a intraprenderne l’iniziativa.

09-03-2017

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