ARTICOLO SU REPUBBLICA “DUE CAIMANI E DUE BANDE DI CAMERIERI” – LETTERA INVIATA DAL DIRETTORE GENERALE FIPE A SCALFARI

2 Ottobre 2013

Egregio Dottor Scalfari,
ho letto con interesse, come sempre, il Suo articolo “Due caimani e due bande di camerieri” e senza entrare nel merito, resto sconcertato dal titolo dello stesso che fornisce un senso dispregiativo ai “camerieri” che svolgono certamente una funzione di servizio, ma che servi non sono di nessuno.

Desidero con forza difendere la dignità di questi preziosi ed indispensabili collaboratori che con la loro professionalità  – e sì non è facile fare questo lavoro – garantiscono in tutte le ore del giorno e della notte ai cittadini la possibilità di ristorarsi e di ricevere un consiglio ed un aiuto.

Ritengo che Ella – o, spero, il titolista – abbia confuso la disponibilità di una categoria di lavoratori ad accontentare una clientela spesso distratta, pretenziosa ed insofferente con un  servilismo che connota altre categorie che hanno certamente maggiori riconoscimenti, anche economici, e maggiore prestigio sociale.
 
La prossima volta che si recherà al ristorante o si siederà in un bar guardi colui che raccoglie la sua ordinazione o che la consiglia sul piatto più in linea con i suoi gusti  come un lavoratore che svolge un lavoro faticoso  (sta sempre in piedi), che deve affrontare orari certamente non comodi con  i disagi connessi agli spostamenti anche notturni, che deve accontentare una clientela difficile che, a volte, non riconosce nemmeno la dignità del suo lavoro.

Gli  esercenti considerano i propri dipendenti, con i quali lavorano gomito a gomito, un patrimonio insostituibile dell’azienda e li rispettano profondamente nella convinzione che accontentare un cliente non è servilismo, ma professionalità.

Distinti saluti.

Dott. Marcello Fiore


Roma, 1° ottobre 2013
Prot. n. 1986

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