CONTINUA LA BATTAGLIA DI FIPE PER IL “NO ALL’AUMENTO DELL’IVA”

25 Agosto 2011

CONTINUA LA BATTAGLIA DI FIPE PER IL “NO ALL’AUMENTO DELL’IVA”

Nel corso dell’audizione sulla manovra correttiva nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato, riunite in sede congiunta a Palazzo Madama, le parti sociali sono tornate a parlare di IVA.

Confcommercio sostiene che “L’ipotesi di aumento dell’Iva di un punto percentuale per le tre aliquote produrrebbero effetti depressivi all’intero sistema economico, affosserebbero i consumi e ridurrebbero

di oltre un punto percentuale il Pil azzerando le già basse previsioni di crescita della nostra economia, colpirebbero i redditi medio bassi ed indurrebbero inflazione”.

Sullo stesso piano anche, Ivan Malavasi, presidente di turno di Rete Imprese Italia: ”Siamo contrari all’aumento dell’Iva, perché riteniamo avrebbe effetti inflazionistici e depressivi del Pil, e in questo contesto non andrebbe bene.

Non è possibile chiedere sacrifici alle famiglie e alle imprese italiane senza contemporaneamente procedere a tagli effettivi e davvero credibili ai costi della politica”.

Al contrario la ricetta di Confindustria non cambia. La strada per correggere la manovra deve portare ad anticipare l’aumento dell’aliquota Iva da 20 a 21% che determinerebbe un gettito aggiuntivo di circa 3,7 miliardi di euro annui. L’associazione di Viale dell’Astronomia sostiene che l’aumento dell’IVA è la soluzione più “democratica” ed “equa” per recuperare le risorse necessarie per sostituire l’eurotassa prevista per i lavoratori dipendenti con retribuzioni superiori ai 90.000 euro/anno.

Fipe continua la battaglia per il NO ALL’AUMENTO DELL’IVA. Nel caso dei pubblici esercizi un aumento dell’IVA avrebbe effetti pesantissimi: per non venire assorbito interamente dalle imprese, il suo costo dovrebbe essere scaricato su listini e menu, con effetti certi sull’inflazione e con conseguente compressione dei consumi in generale e in particolare dei pubblici esercizi. Tale compressione si rifletterebbe sui canali ristorativi non solo nei confronti di consumi “di evasione/intrattenimento” (cene serali), per loro natura “voluttuari”, ma soprattutto su quelli altrettanto rilevanti dei consumi “di necessità” che riguardano ogni giorno milioni di persone.

Fipe ritiene, invece, preferibile eliminare deroghe e agevolazioni fiscali previste per quelle imprese che operano in mercati “protetti” (agricoltura, una certa industria, il sistema bancario, società municipalizzate e società pubbliche, ma anche sagre, circoli privati, attività commerciali del clero, ecc.). Iniziativa che potrebbe contribuire a coprire i tagli chiesti alle Autonomie Locali.

anno 2011

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